BP vola in Borsa, poi frena su voci di acquisizione Shell

Shell smentisce trattative, ma cresce la speculazione

Le azioni di BP sono salite di oltre il 10% mercoledì dopo un report del Wall Street Journal secondo cui Shell starebbe valutando un’acquisizione del colosso petrolifero britannico. La notizia, basata su fonti anonime, parlava di discussioni in fase iniziale e di un accordo tutt’altro che certo.

Il titolo BP ha toccato un massimo intraday di 32,94 dollari, segnando il balzo più ampio degli ultimi anni. Tuttavia, i guadagni si sono ridotti dopo che Shell ha smentito pubblicamente qualsiasi trattativa. Nel pomeriggio, le azioni BP restavano in rialzo di circa il 2%.

“Si tratta di pura speculazione di mercato. Non sono in corso trattative,” ha dichiarato un portavoce di Shell a CNBC. “Siamo pienamente concentrati sulla creazione di valore attraverso performance, disciplina e semplificazione.”

Una maxi fusione o solo frammentazione?

Un’acquisizione completa di BP da parte di Shell sarebbe la più grande fusione nel settore oil & gas dalla storica operazione Exxon-Mobil da 83 miliardi di dollari negli anni ’90. BP ha oggi una capitalizzazione di mercato intorno agli 80 miliardi di dollari. Tuttavia, secondo fonti di settore riportate da CNBC, è improbabile una fusione totale: lo scenario più realistico prevede uno smembramento e la vendita di asset a più acquirenti.

Le speculazioni su BP come target di acquisizione non sono nuove. Il titolo ha sottoperformato rispetto a Shell e ai principali concorrenti statunitensi negli ultimi anni. La strategia green intrapresa da BP è passata da audace innovazione a motivo di crescente insoddisfazione tra gli investitori.

Cambio di rotta strategico dopo la svolta green

All’inizio del 2024, BP ha annunciato un ritorno deciso verso petrolio e gas, abbandonando in parte l’approccio “renewables first” adottato negli anni precedenti. Quella strategia aveva generato rendimenti instabili e crescenti pressioni da parte degli azionisti. L’azienda ha quindi ridimensionato gli investimenti nelle rinnovabili e riaffermato il fossile come nucleo del proprio modello operativo.

“Cercare di trasformare una oil company in una società di rinnovabili è stato un errore colossale,” ha dichiarato Paul Sankey di Sankey Research a CNBC. “Sono due mondi con costi del capitale totalmente diversi e BP non avrebbe mai dovuto tentare quella strada.”

A rafforzare la pressione sul management, ad aprile il fondo attivista Elliott Management ha annunciato di detenere oltre il 5% del capitale di BP, chiedendo un focus più netto sull’energia tradizionale.