Spese sanitarie e scolastiche in aumento
I limiti imposti su detrazioni e deduzioni fiscali penalizzano le famiglie a basso reddito, che non riescono a compensare l’aumento del costo della vita. La fascia più colpita è quella con redditi inferiori ai 25.000 euro annui, in particolare nelle regioni del Centro Italia come l’Umbria. Le spese sanitarie private, spinte dalle lunghe liste d’attesa nel sistema pubblico, sono aumentate in media di 135 euro per contribuente, arrivando nel 2024 a 1.335 euro, con un incremento dell’11,3% rispetto all’anno precedente.
Scuola, affitti e sport: aumenti ovunque
Non solo sanità: anche le mense scolastiche e le rette hanno subito un rincaro medio del 5,1%, con spese che superano i 600 euro all’anno. Gli affitti per studenti universitari fuori sede sono saliti del 5,9%, con un costo medio oltre i 1.300 euro. In aumento anche le spese per attività sportive dei figli minori (+6%), ma la detrazione fiscale è ferma da anni, rendendo inefficace ogni ulteriore esborso. L’assegno di mantenimento al coniuge segna un +5,8%, aggravando ulteriormente i bilanci familiari.
Redditi nominali in crescita, potere d’acquisto in calo
Secondo i dati Istat, l’inflazione nel 2024 è stata dello 0,8%, ma molte spese detraibili sono aumentate ben oltre questo valore. A livello nazionale, il reddito nominale ha mostrato un incremento, ma in termini reali il potere d’acquisto è diminuito. In particolare, nel Centro Italia si registra una contrazione del 1,6% del reddito reale tra il 2020 e il 2024. L’Umbria riflette pienamente questa tendenza, con un aumento delle spese familiari del 9,2% nel 2023, superiore alla media nazionale (+7,6%).
Un sistema fiscale che non tutela i più deboli
Il sistema attuale di detrazioni fiscali non si adatta all’andamento reale dei costi sostenuti dalle famiglie. L’aumento delle spese sanitarie, scolastiche e abitative è evidente, ma i limiti statici delle agevolazioni fiscali riducono la capacità dei contribuenti di ottenere ristori proporzionati. In Umbria, come nel resto del Paese, questo meccanismo colpisce soprattutto le fasce più deboli, già penalizzate da una perdita di potere d’acquisto e da un contesto inflattivo che non accenna a stabilizzarsi.