ChatGPT fuori servizio: interruzione globale del chatbot

Giulia Conti

Disservizio del 3 settembre

Nella mattinata del 3 settembre, a partire dalle 9:00, milioni di utenti in diverse parti del mondo hanno segnalato l’impossibilità di utilizzare ChatGPT, l’assistente di intelligenza artificiale sviluppato da OpenAI. Pur consentendo l’accesso al sito e alle conversazioni precedenti, la piattaforma non elaborava nuove richieste. Il blocco è stato rilevato anche da Downdetector, portale che monitora le interruzioni dei servizi digitali. Dopo circa tre ore, intorno a mezzogiorno, il sistema ha ricominciato a funzionare, riportando la normalità per la maggior parte degli utenti.

Episodi precedenti e frequenza dei malfunzionamenti

Non è la prima volta che il chatbot registra interruzioni di portata significativa. Eventi simili erano già stati documentati nel gennaio 2025 e nel giugno 2025, a conferma di come la complessità delle infrastrutture alla base del servizio possa esporre a vulnerabilità tecniche. Tali blocchi, pur sporadici, evidenziano la difficoltà di garantire un funzionamento ininterrotto per una tecnologia che conta ormai centinaia di milioni di utilizzatori in tutto il mondo.

Le cause e le ipotesi tecniche

Le origini del disservizio non sono state rese note in maniera ufficiale. Tuttavia, data la scala del problema, è probabile che il guasto sia legato a fattori interni ai sistemi di cloud computing che supportano il modello linguistico. La gestione di una mole enorme di richieste in tempo reale comporta un carico notevole sulle infrastrutture, rendendo complesso assicurare la piena stabilità del servizio in ogni momento.

Impatto su utenti e aziende

L’interruzione ha avuto effetti immediati non solo sugli utenti privati, ma anche sulle imprese che utilizzano ChatGPT per attività quotidiane, dall’assistenza clienti alla produzione di contenuti. La crescente dipendenza da strumenti basati su intelligenza artificiale generativa rende questi episodi particolarmente rilevanti, poiché sottolineano la necessità di soluzioni resilienti e di sistemi di backup che possano ridurre al minimo i disagi.

La questione energetica dietro l’IA

Oltre al malfunzionamento, si ripropone il tema della sostenibilità dei grandi modelli di intelligenza artificiale. Secondo dati diffusi da Sam Altman, amministratore delegato di OpenAI, ogni singola richiesta a ChatGPT comporta un consumo medio di 0,34 wattora di energia e circa 0,000085 galloni di acqua per il raffreddamento dei server. Queste cifre, se moltiplicate per le centinaia di milioni di interazioni giornaliere, delineano una sfida strutturale per l’industria tecnologica. Le interruzioni occasionali, dunque, appaiono come un campanello d’allarme che riflette le difficoltà legate alla gestione di sistemi ad altissima intensità di risorse.