Riforma dei commercialisti, il Governo ferma il progetto

Sofia Esposito

Una riforma giudicata dannosa per la categoria

La discussione sulla riforma del Consiglio Nazionale dei commercialisti ha subito un punto di svolta con la scelta del Governo di interromperne l’avanzamento. Per il presidente della Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili (Cnpr), Luigi Pagliuca, la misura rischiava di mettere in difficoltà la sostenibilità del sistema previdenziale e di danneggiare più di 30.000 professionisti. La proposta, ritenuta priva di adeguate garanzie per i giovani, ha sollevato critiche diffuse all’interno della categoria.

Il nodo della sostenibilità previdenziale

Al centro delle contestazioni vi era la tenuta del sistema previdenziale dei commercialisti. Le modifiche proposte dal Consiglio Nazionale, a giudizio della Cnpr, non avrebbero consolidato la stabilità della cassa previdenziale, ma al contrario ne avrebbero messo a rischio l’equilibrio. L’assenza di misure concrete a sostegno della previdenza integrativa e della continuità contributiva è stata giudicata un punto critico, in contrasto con le esigenze di lungo periodo di una categoria che deve garantire stabilità finanziaria ai propri iscritti.

Giovani professionisti senza adeguate tutele

Uno degli aspetti più contestati riguardava la presunta volontà di favorire l’occupazione giovanile. Pagliuca ha sottolineato che, a fronte di dichiarazioni di principio, nel progetto non erano presenti norme specifiche dedicate alla sezione B, composta in larga parte da giovani iscritti. La mancanza di strumenti effettivi per incentivare l’ingresso delle nuove generazioni nella professione rappresentava un vuoto evidente, soprattutto in un contesto in cui la categoria fatica ad attrarre nuovi talenti.

Questioni di rappresentanza e sistema elettorale

Oltre al profilo previdenziale e occupazionale, la riforma conteneva modifiche al sistema elettorale della categoria che hanno sollevato dubbi sulla loro legittimità costituzionale. Secondo la Cnpr, le nuove regole avrebbero potuto favorire una parte ristretta della rappresentanza professionale, minando l’unità del comparto. Il rischio percepito era quello di accentuare divisioni interne anziché consolidare una governance condivisa e rappresentativa di tutte le componenti.

L’appello a una riforma condivisa e inclusiva

La posizione della Cnpr non è contraria in assoluto a un percorso di riforma, ma insiste sulla necessità che eventuali cambiamenti siano finalizzati a rafforzare l’intera categoria e a tutelarne l’unità. Le indicazioni arrivate anche da esponenti del Governo, tra cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro della Giustizia Carlo Nordio, vanno in direzione di un riordino equilibrato. La richiesta è che le regole non si trasformino in strumenti di vantaggio per pochi, ma che siano pensate per garantire equità, sostenibilità e crescita complessiva della professione.