Francia verso il peggior deficit dell’Eurozona

Giulia Conti

Un bilancio pubblico fuori controllo

La Francia si trova nel pieno di una crisi economica e politica senza precedenti. Secondo le più recenti proiezioni europee, Parigi si avvia a registrare nel 2026 il peggior deficit dell’intera Eurozona, con un disavanzo previsto del 5,7% del PIL. Già nel 2025 il saldo negativo si manterrà su livelli allarmanti, intorno al 5,6%, segno che il Paese continua a spendere molto più di quanto incassi.
Il divario tra entrate e uscite pubbliche è ormai doppio rispetto a quello dell’Italia, che si attesta intorno al 3%, e quattro volte superiore rispetto agli obiettivi di sostenibilità di bilancio fissati dall’Unione Europea.

Il deterioramento dei conti francesi è dovuto a una combinazione di spesa pubblica eccessiva, pressione fiscale insufficiente e riforme strutturali incomplete, con particolare riferimento al sistema pensionistico che assorbe una quota crescente del bilancio statale.

La crisi politica complica la situazione

Alla crisi economica si aggiunge il caos politico seguito alle dimissioni del premier Sébastien Lecornu, avvenute appena tredici ore dopo la presentazione del nuovo esecutivo. Il presidente Emmanuel Macron si trova così a guidare un Paese privo di una leadership stabile, in un momento in cui sarebbe necessaria una forte azione di governo per rassicurare i mercati e impostare un piano di risanamento credibile.
Le difficoltà politiche rischiano di aggravare il quadro economico, frenando la capacità di approvare misure di contenimento della spesa e di rilancio della crescita. Gli analisti temono che il vuoto istituzionale possa protrarsi a lungo, compromettendo la fiducia degli investitori e la reputazione finanziaria della Francia.

I mercati reagiscono con sfiducia

Le tensioni politiche hanno avuto un impatto immediato sui mercati obbligazionari. I titoli di Stato francesi a dieci anni (OAT) sono stati oggetto di forti vendite, facendo salire il rendimento al 3,59%, il valore più alto del 2025. Di conseguenza, lo spread rispetto al Bund tedesco ha raggiunto quota 87 punti base, superando per rischio percepito anche quello dell’Italia.
È un dato storico: per la prima volta da molti anni, la Francia viene considerata dagli investitori più vulnerabile del Belpaese, tradizionalmente visto come uno degli anelli deboli dell’Eurozona.

Questa inversione di percezione riflette non solo le preoccupazioni per la sostenibilità del debito pubblico francese, ma anche la crescente incertezza politica e istituzionale che sta paralizzando l’azione dell’esecutivo.

La proposta di risanamento e il fallimento delle riforme

Già nei mesi precedenti l’ex premier François Bayrou aveva lanciato un allarme sui conti pubblici, sottolineando come il debito francese aumenti di circa 12 milioni di euro ogni ora. Il piano di risanamento proposto, che prevedeva una manovra complessiva da 44 miliardi di euro tra tagli alla spesa (30 miliardi) e aumenti delle imposte (13,8 miliardi), è stato però respinto.
Il rifiuto di adottare misure drastiche per contenere il deficit ha lasciato spazio a un deterioramento progressivo dei conti, rendendo sempre più difficile rispettare i parametri europei. Il debito pubblico, già superiore al 110% del PIL, continua a crescere, mentre la crescita economica resta stagnante.

Rischio paralisi istituzionale e deficit cronico

Gli esperti temono che, senza un governo operativo, la Francia possa arrivare al 2026 senza un bilancio approvato, costringendo l’amministrazione a operare con la proroga automatica del budget precedente. In tal caso, qualsiasi tentativo di ridurre il disavanzo verrebbe rinviato, con conseguenze negative per la credibilità del Paese nei confronti di Bruxelles e delle agenzie di rating.

Il rischio più concreto è quello di una paralisi istituzionale: una nazione incapace di varare riforme strutturali, di rilanciare la produttività e di controllare la spesa pubblica, mentre il peso del debito continua a gravare sull’economia reale.