Il metallo giallo vola oltre i 4.000 dollari
Il prezzo dell’oro continua a registrare livelli record, sostenuto dall’incertezza politica negli Stati Uniti e dal protrarsi dello shutdown governativo. Il contratto futures con scadenza dicembre ha superato la soglia psicologica dei 4.000 dollari l’oncia, toccando quota 4.003 dollari, mentre il prezzo spot si attesta intorno ai 3.963 dollari.
Questa corsa del metallo prezioso riflette la crescente domanda di beni rifugio, alimentata da tensioni geopolitiche, volatilità dei mercati e aspettative di un allentamento monetario da parte della Federal Reserve.
Goldman Sachs alza il target per il 2026
Alla luce delle recenti dinamiche di mercato, Goldman Sachs ha rivisto al rialzo le proprie previsioni sul prezzo dell’oro. La banca d’affari statunitense stima ora un obiettivo di 4.900 dollari l’oncia entro la fine del 2026, rispetto ai 4.300 dollari previsti in precedenza.
La nuova proiezione implica un potenziale incremento del 23% nei prossimi due anni, sostenuto da flussi di investimento costanti provenienti da ETF e banche centrali. Dall’agosto 2025, il metallo giallo ha già guadagnato circa il 17%, spinto da un mix di domanda istituzionale e aspettative macroeconomiche favorevoli.
Il ruolo delle banche centrali e dei mercati emergenti
Secondo gli analisti di Goldman Sachs, le banche centrali continueranno a svolgere un ruolo chiave nel sostenere i prezzi dell’oro. Si prevede che gli acquisti si manterranno su una media di 70-80 tonnellate all’anno nel biennio 2025-2026, soprattutto da parte delle autorità monetarie dei mercati emergenti, impegnate in una diversificazione strutturale delle riserve valutarie.
Questa tendenza, già in atto da diversi anni, rappresenta circa il 19% del rialzo complessivo stimato entro il 2026. Le banche centrali, infatti, stanno riducendo la loro esposizione al dollaro statunitense a favore dell’oro, considerato un asset di lungo periodo più stabile in contesti di rischio geopolitico elevato.
ETF e tassi d’interesse spingono la domanda
Oltre agli acquisti istituzionali, un altro motore del rialzo dei prezzi è rappresentato dagli Exchange Traded Funds (ETF) legati all’oro. Goldman Sachs prevede un aumento delle partecipazioni in questi strumenti finanziari, trainato dal possibile taglio dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve di circa 100 punti base entro la metà del 2026.
Un contesto di tassi più bassi renderebbe l’oro, che non produce rendimento, più competitivo rispetto ai titoli obbligazionari, stimolando nuovi afflussi di capitali nel comparto. Secondo la banca, questo fattore potrebbe contribuire per un ulteriore 5% all’aumento complessivo del prezzo entro il 2026.
Le posizioni speculative e la prospettiva di mercato
Nonostante l’ottimismo generale, Goldman Sachs prevede anche una graduale normalizzazione delle posizioni speculative, che potrebbe frenare parzialmente il ritmo del rialzo, con un impatto stimato pari a -1 punto percentuale entro la fine del 2025. Tuttavia, la combinazione tra domanda istituzionale persistente, condizioni monetarie accomodanti e tensione geopolitica globale continua a creare un terreno fertile per l’ascesa dell’oro.
Il metallo giallo resta quindi al centro delle strategie di diversificazione di portafoglio, non solo per gli investitori privati, ma anche per i grandi operatori internazionali, che vedono nell’oro una copertura efficace contro inflazione, svalutazione e instabilità politica.