Riscaldamenti accesi: quanto costa e cosa si rischia

Giulia Conti

L’autunno riporta il calore nelle case italiane

Con l’arrivo di metà ottobre, milioni di famiglie italiane si preparano a riaccendere i riscaldamenti domestici. Le prime accensioni sono previste dal 15 ottobre, data fissata per molte regioni del Centro-Nord, mentre al Sud e nelle isole l’avvio avverrà più tardi, secondo i calendari stabiliti dai Comuni.
Le previsioni economiche, tuttavia, non portano buone notizie: la spesa media per il riscaldamento domestico durante la stagione invernale 2025-2026 è stimata intorno ai 1.024 euro per nucleo familiare, un valore in aumento rispetto allo scorso anno. L’incremento è legato al rialzo dei costi dell’energia e alle basse temperature previste nei prossimi mesi.

Il riscaldamento rappresenta circa il 60% della spesa totale in bolletta del gas, e per questo motivo diventa fondamentale adottare strategie per ridurre i consumi e ottimizzare le prestazioni degli impianti.

Strategie pratiche per ridurre i consumi

Il risparmio energetico parte da semplici comportamenti quotidiani. Gli esperti stimano che abbassando il termostato di un solo grado si possa risparmiare fino a 100 euro all’anno. Allo stesso modo, ridurre il tempo di accensione dei riscaldamenti di un’ora al giorno può tagliare la bolletta di oltre 30 euro.

L’installazione di valvole termostatiche aiuta a regolare la temperatura stanza per stanza, evitando di riscaldare ambienti poco utilizzati. Inoltre, una caldaia moderna e ben mantenuta può migliorare l’efficienza del sistema fino al 15%, riducendo sprechi e aumentando la sicurezza.

Interventi strutturali come l’isolamento del tetto, la sostituzione degli infissi o la realizzazione di un cappotto termico consentono di ridurre i consumi energetici complessivi fino al 20%, con un ritorno economico sul medio periodo. Anche la manutenzione annuale obbligatoria delle caldaie non va trascurata: garantisce prestazioni ottimali e previene sanzioni amministrative in caso di controlli.

Mercato libero: differenze di prezzo fino al 34%

Una parte significativa del risparmio dipende anche dalla scelta del fornitore di energia. Sul mercato libero esistono oggi differenze di costo notevoli tra le varie offerte, che per una famiglia possono arrivare fino a 310 euro di scarto annuo, pari a circa il 34% solo per i consumi legati al riscaldamento.

Gli esperti consigliano di confrontare le tariffe in questo periodo, approfittando del tempo necessario — da 15 a 60 giorni — per l’attivazione di un nuovo contratto. Il passaggio al mercato libero è gratuito, non comporta interruzioni della fornitura e può essere effettuato in qualsiasi momento.

Le famiglie che scelgono contratti a prezzo fisso possono inoltre proteggersi da eventuali aumenti del costo del gas, mentre chi opta per tariffe indicizzate potrebbe beneficiare di riduzioni in caso di calo dei prezzi sui mercati internazionali.

Temperature sotto controllo e limiti di legge

La normativa nazionale stabilisce in modo preciso i limiti di temperatura per gli edifici pubblici e privati. Per gli immobili residenziali e ad uso civile, la temperatura massima consentita è di 20°C, con una tolleranza di 2 gradi in più.
Per le strutture industriali e artigianali, il limite è fissato a 18°C, sempre con la stessa tolleranza.

I sindaci hanno facoltà di modificare i periodi di accensione e di ridurre o prolungare la durata giornaliera dell’attività degli impianti, tenendo conto delle condizioni climatiche locali. Ogni condominio può a sua volta stabilire regole interne, purché non superi i limiti fissati a livello nazionale.

Un controllo attento della temperatura non solo consente di evitare sanzioni, ma contribuisce a ridurre i consumi. Ogni grado in meno impostato sul termostato equivale a una riduzione del 6-7% della spesa energetica annuale.

Multe salate per chi non rispetta le regole

Chi supera i limiti di temperatura stabiliti dalla legge rischia sanzioni amministrative significative. Le multe previste vanno da 500 a 3.000 euro, a cui possono aggiungersi ulteriori sanzioni comunali fino a 800 euro.
Le verifiche vengono effettuate dai tecnici incaricati del controllo degli impianti termici e, in caso di infrazioni, le sanzioni possono riguardare sia i singoli inquilini sia l’amministratore condominiale, qualora non venga rispettato il piano di accensione concordato.

Anche la mancata manutenzione periodica della caldaia comporta multe comprese tra 500 e 600 euro, oltre all’obbligo di regolarizzazione entro termini stabiliti dalle autorità locali.

Efficienza e consapevolezza per affrontare l’inverno

L’aumento dei costi energetici impone un cambio di mentalità. Gestire in modo efficiente i consumi e rispettare le regole non è solo un dovere civico, ma anche una scelta intelligente dal punto di vista economico.
Ogni famiglia può contribuire concretamente al contenimento della spesa, adottando pratiche di uso responsabile dell’energia e scegliendo fornitori competitivi. Con piccoli gesti quotidiani — come abbassare il termostato, chiudere le finestre durante il funzionamento dell’impianto e programmare la manutenzione — è possibile ottenere risparmi tangibili e ridurre l’impatto ambientale.