Allarme dell’industria e appello al Parlamento europeo
Il Senato francese ha lanciato un appello urgente alla Commissione europea con un pacchetto di 18 misure straordinarie per affrontare la crisi dell’industria automobilistica nazionale. L’iniziativa arriva in un momento di forte incertezza, con il rischio di 350.000 posti di lavoro diretti e fino a 800.000 considerando l’indotto. Il piano francese, illustrato dal quotidiano economico La Tribune, chiede una revisione delle politiche europee sul tutto elettrico, considerate ormai insostenibili sia dal punto di vista industriale sia occupazionale.
L’allarme lanciato da Parigi riflette le stesse preoccupazioni già emerse in Italia, dove lo spettro della delocalizzazione e la chiusura degli impianti automobilistici minacciano l’intero comparto manifatturiero.
La posizione del governo e il caso Stellantis
Al centro del dibattito c’è la multinazionale Stellantis, gruppo nato dalla fusione tra FCA e PSA, che rappresenta un punto di riferimento strategico per entrambe le economie, francese e italiana. L’amministratore delegato Antonio Filosa incontrerà a breve i sindacati a Torino per discutere il piano di rilancio del made in Italy e la possibile riattivazione degli impianti inattivi.
In Francia, invece, le istituzioni temono un progressivo spostamento delle attività verso l’estero, complice l’investimento da 13 miliardi di dollari negli Stati Uniti e l’intensificarsi dei rapporti con il partner cinese Leapmotor e con l’azionista Dongfeng, destinato a rilanciare il marchio Jeep nel mercato asiatico. Queste strategie alimentano i timori di una perdita di centralità industriale europea a vantaggio di altri continenti.
Pressioni internazionali e rischio dazi dagli Stati Uniti
Alla crisi interna si aggiungono le incognite provenienti dagli Stati Uniti, dove il nuovo decreto firmato dal presidente Donald Trump introduce dazi del 25% sui camion e del 10% su autobus e pullman, con decorrenza dal 1° novembre 2025. La misura, giustificata con motivi di sicurezza nazionale, mira a limitare la delocalizzazione della produzione di veicoli commerciali. Tuttavia, l’esenzione parziale per Canada e Messico, prevista dagli accordi di libero scambio nordamericani, rischia di creare ulteriori distorsioni di mercato e di penalizzare i produttori europei, già colpiti dalla contrazione della domanda e dall’aumento dei costi di produzione.
Le 18 proposte del Senato per salvare il comparto auto
Tra le proposte avanzate dal Senato francese, spiccano misure protezionistiche e interventi a sostegno della filiera europea. In particolare, viene suggerita l’introduzione di un requisito minimo dell’80% di componenti prodotti localmente per i veicoli venduti in Europa e del 40% per le batterie. In assenza di tali condizioni, i senatori propongono l’applicazione di dazi punitivi sulle importazioni extraeuropee.
Un altro punto chiave riguarda il rinvio del divieto di vendita dei motori termici previsto per il 2035, seguendo la linea già sostenuta dal governo italiano. La motivazione è tecnica e logistica: l’Europa, secondo Parigi, non dispone ancora di un’infrastruttura di ricarica adeguata né di una capacità industriale sufficiente per garantire la piena transizione all’elettrico.
Cambio di rotta anche tra i protagonisti del settore
Il ripensamento francese sul modello “zero emissioni” trova eco anche tra alcuni protagonisti dell’industria automobilistica. Luca de Meo, ex amministratore delegato di Renault e attuale CEO del gruppo del lusso Kering, ha espresso perplessità sulla sostenibilità economica del modello totalmente elettrico, pur essendone stato in passato uno dei principali sostenitori.
Parallelamente, cresce il malumore in Francia per le recenti decisioni del management di Stellantis. L’arrivo di Filosa ha segnato un cambio di equilibrio interno rispetto alla precedente gestione di Carlos Tavares: la stampa d’oltralpe parla di un “ritorno degli italiani” all’interno del gruppo, dopo anni di predominio della componente francese. Questo nuovo assetto alimenta il dibattito politico e sindacale su quale debba essere il ruolo della Francia nella governance industriale europea del futuro.
