Manovra 2026: nuove regole su fisco e affitti brevi

Giulia Conti

Via libera definitivo alla legge di Bilancio

La Manovra 2026 ha completato l’iter tecnico con la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato, aprendo la strada alla trasmissione del testo definitivo a Palazzo Chigi. Il disegno di legge, ora composto da 154 articoli rispetto ai 137 iniziali, introduce modifiche rilevanti su fisco, banche, locazioni brevi e cultura, confermando al contempo la proroga dell’Ape sociale.
L’obiettivo del governo è garantire misure di sostegno al reddito e stimolare la crescita, senza però compromettere l’equilibrio dei conti pubblici.

Riforma Irpef e incentivi al lavoro

Tra i punti centrali della manovra figura la riduzione della seconda aliquota Irpef: il passaggio dal 35% al 33% interesserà i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro. Per chi supera la soglia dei 200.000 euro, la riduzione sarà compensata da un taglio alle detrazioni fiscali, mantenendo la neutralità complessiva del sistema.
Confermata anche la tassazione agevolata al 5% sugli incrementi salariali per i lavoratori con redditi inferiori a 28.000 euro. Restano inoltre gli sconti fiscali su straordinari, lavoro festivo e buoni pasto, con una deduzione portata a 10 euro per ogni buono.
Questo pacchetto di interventi punta a rafforzare la capacità di spesa delle famiglie e sostenere la fascia di reddito medio-bassa.

Affitti brevi: nuova aliquota e controlli più severi

Il governo interviene anche sul tema degli affitti brevi, modificando il regime della cedolare secca. L’aliquota al 21% verrà mantenuta solo per le locazioni gestite direttamente dai proprietari, mentre salirà al 26% per gli immobili affidati a piattaforme online o intermediari.
L’esecutivo mira così a distinguere le attività di locazione privata da quelle con caratteristiche più imprenditoriali, contrastando al contempo l’evasione fiscale. Tuttavia, le associazioni di categoria hanno già manifestato preoccupazioni, segnalando che la misura potrebbe penalizzare gran parte dei piccoli locatori che operano tramite portali digitali.

Banche: aumento dell’Irap e nuove regole sulle deduzioni

Il capitolo dedicato agli istituti di credito introduce una serie di aggiustamenti fiscali. L’Irap per le banche sarà incrementata di due punti percentuali, mentre viene sospesa la possibilità di dedurre i componenti negativi legati alle Dta (imposte differite attive).
Viene inoltre confermato l’affrancamento agevolato delle riserve, con aliquota al 27,5% nel 2026, in crescita progressiva fino al 33%.
Dal 2026 la deducibilità degli interessi passivi passerà al 96%, per poi salire gradualmente fino al 99% entro il 2028. Le svalutazioni dei crediti saranno ripartite su cinque esercizi contabili.
Queste modifiche intendono stabilizzare il gettito fiscale del settore bancario senza compromettere la solidità patrimoniale degli istituti.

Rottamazione e piani di pagamento estesi

Sul fronte della riscossione, la manovra introduce una nuova sanatoria dei carichi fiscali affidati alla riscossione tra il 2020 e il 2023.
I contribuenti potranno scegliere tra il pagamento in un’unica soluzione entro il 31 luglio 2026 oppure la rateizzazione fino a 54 rate bimestrali con interesse annuo del 4%. Il piano si estenderà fino al 2035, con una rata minima di 100 euro.
Il mancato pagamento della prima, dell’ultima o di due rate consecutive comporterà la perdita immediata dei benefici. Comuni e Regioni potranno introdurre proprie misure di definizione agevolata, ma Irap e addizionali locali restano escluse da qualsiasi condono.

Previdenza: proroga limitata all’Ape sociale

Nel campo delle pensioni, viene confermata soltanto la proroga dell’Ape sociale fino al 31 dicembre 2026, mantenendo i requisiti di 63 anni e 5 mesi e le condizioni previste per i lavoratori fragili o disoccupati di lunga durata.
Non sono invece rinnovate le misure Quota 103 e Opzione Donna, che scompaiono dalla nuova legge di Bilancio. Il governo punta così a contenere la spesa previdenziale e concentrare le risorse su interventi mirati a categorie più deboli.

Cultura e audiovisivo: riduzione parziale dei tagli

Per il settore culturale, la manovra rivede i tagli al Fondo per il cinema e l’audiovisivo: la riduzione sarà di 150 milioni di euro nel 2026 e di 200 milioni nel 2027, inferiori alle cifre inizialmente previste (190 e 240 milioni).
Il ridimensionamento dei tagli è frutto di un compromesso tra governo e associazioni del settore, preoccupate per l’impatto sull’occupazione e sulla produzione indipendente.
L’intento è mantenere un equilibrio tra rigore di bilancio e sostegno a un comparto considerato strategico per la promozione dell’immagine italiana nel mondo.