Meloni difende la tassa sulle banche come misura di equità

Lorenzo Bianchi

Un contributo straordinario dal settore del credito

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha riaffermato la logica che guida la politica economica del suo governo: chiedere un contributo straordinario al sistema bancario come segnale di equità sociale. L’obiettivo è redistribuire una parte dei profitti realizzati dagli istituti di credito in un contesto economico reso più favorevole dalle stesse misure governative.

La premier ha sottolineato che non si tratta di una penalizzazione della ricchezza prodotta, ma di una partecipazione proporzionale agli utili generati grazie alle condizioni create dalle politiche pubbliche. In questo senso, il contributo imposto alle banche rappresenta, secondo Meloni, una forma di responsabilità verso la collettività, soprattutto in una fase in cui lo Stato ha bisogno di risorse per sostenere le fasce più deboli della popolazione.

Secondo le stime più recenti, il settore del credito avrebbe registrato oltre 44 miliardi di euro di utili nel 2025; il prelievo straordinario ammonterebbe a circa 5 miliardi di euro, da destinare a misure sociali e di sostegno alla crescita economica.

Tensioni politiche ma linea di governo confermata

La decisione di introdurre una tassazione mirata sugli extra-profitti bancari ha suscitato diverse reazioni all’interno della maggioranza. Da un lato, Forza Italia mantiene un approccio prudente, temendo effetti negativi sulla stabilità del sistema finanziario; dall’altro, la Lega spinge per interventi più incisivi nei confronti degli istituti di credito.

Nonostante le divergenze, la premier difende la coerenza della sua posizione: le risorse necessarie per mantenere l’equilibrio dei conti pubblici devono provenire da chi ha beneficiato delle politiche economiche del governo. Meloni ha ricordato, ad esempio, che il sistema bancario ha potuto usufruire in passato di garanzie statali e misure di sostegno introdotte durante le emergenze economiche e che oggi, in un contesto di redditività record, è giusto che contribuisca a finanziare interventi sociali e produttivi.

Il principio di fondo, secondo la premier, è quello di un contributo solidale e temporaneo, che non penalizzi la capacità competitiva delle banche ma che consenta allo Stato di ridistribuire parte della ricchezza generata nei settori finanziari a vantaggio della collettività.

Una manovra orientata alla crescita produttiva

Parallelamente alla misura sul settore bancario, il governo ha definito le linee guida della legge di Bilancio 2026, che prevede nuovi incentivi per investimenti e innovazione. Meloni ha annunciato la conferma del credito d’imposta per la Zona Economica Speciale unica (ZES), esteso fino al 2028, e la reintroduzione del super e dell’iper-ammortamento, per un valore complessivo di 4 miliardi di euro.

Questi strumenti, già sperimentati con successo in passato, consentiranno alle imprese di dedurre fino al 180% del valore dei beni strumentali acquistati destinati all’innovazione tecnologica, e fino al 220% per gli investimenti legati alla transizione ecologica.

La strategia punta a consolidare la ripresa economica attraverso politiche di incentivo agli investimenti produttivi, premiando chi modernizza il proprio apparato industriale e riduce l’impatto ambientale. L’intento del governo è trasformare la crescita economica in sviluppo strutturale, favorendo competitività e sostenibilità.

Focus su giovani e politiche abitative

Un altro pilastro della prossima manovra sarà rappresentato dal nuovo piano casa per le giovani coppie, annunciato dalla premier come una priorità sociale. Il progetto prevede la realizzazione di alloggi a prezzi calmierati, destinati a favorire l’accesso all’abitazione per chi si affaccia alla vita familiare e professionale.

Meloni ha evidenziato come la casa resti uno dei principali elementi di stabilità e di sviluppo demografico del Paese. Il piano, dunque, non si limita a un intervento edilizio, ma si configura come una politica di sostegno alla natalità e alla coesione sociale, in linea con l’obiettivo di rafforzare il tessuto economico e umano dell’Italia.

La misura dovrebbe essere accompagnata da agevolazioni fiscali e fondi di garanzia pubblica, volti a semplificare l’accesso al credito immobiliare e a favorire un mercato residenziale più inclusivo.

Un equilibrio tra crescita e giustizia economica

L’approccio del governo si fonda sull’idea di equilibrare rigore di bilancio e crescita produttiva, chiedendo un contributo straordinario ai settori che hanno tratto vantaggio dalle condizioni macroeconomiche favorevoli.

Nel quadro delineato da Meloni, il sistema bancario è chiamato a svolgere un ruolo attivo nel sostegno delle politiche di sviluppo, mentre le imprese riceveranno nuovi incentivi per investire, innovare e creare occupazione.

La filosofia economica della premier si basa su un patto di corresponsabilità tra finanza, industria e Stato: chi beneficia maggiormente della stabilità del Paese deve contribuire al suo rafforzamento, in un’ottica di solidarietà economica e sostenibilità sociale.