Verifiche interne su un colloquio tra Knof e Orcel
Il Consiglio di sorveglianza di Commerzbank ha avviato un’indagine interna su un presunto incontro avvenuto nel settembre 2024 tra l’allora amministratore delegato Manfred Knof e Andrea Orcel, attuale CEO di Unicredit. L’appuntamento, definito “non autorizzato”, sarebbe stato organizzato senza informare il board della banca tedesca, sollevando dubbi su una possibile violazione dei doveri di trasparenza da parte dell’ex dirigente.
Secondo quanto trapelato da ambienti finanziari tedeschi, il Consiglio di sorveglianza sarebbe rimasto “sorpreso e irritato” nel venire a conoscenza dell’incontro solo a posteriori. Knof, che nel frattempo aveva già annunciato le proprie dimissioni, ha negato qualsiasi accordo preliminare con Orcel, sostenendo che si sarebbe trattato di un incontro casuale. Tuttavia, le verifiche legali in corso dovranno stabilire se la mancata comunicazione dell’incontro possa configurare una violazione contrattuale o comportare eventuali richieste di risarcimento nei confronti dell’ex amministratore delegato.
La vicenda si inserisce in un contesto particolarmente delicato per la banca di Francoforte, al centro da mesi di movimenti azionari strategici e di un crescente interesse da parte di Unicredit.
L’ombra di Unicredit e i timori tedeschi
Nel periodo in cui sarebbe avvenuto l’incontro, il governo federale tedesco stava riducendo la propria partecipazione in Commerzbank, storicamente detenuta a seguito della crisi finanziaria del 2008. In quella fase, Unicredit aveva già acquisito circa il 4,5% del capitale direttamente dal Tesoro tedesco, per poi incrementare la propria partecipazione di un ulteriore 4,5% attraverso acquisti discreti sul mercato.
L’operazione, definita da molti osservatori una “scalata silenziosa”, aveva provocato forti reazioni politiche a Berlino. Le autorità temevano che l’istituto italiano potesse ottenere un’influenza crescente su una banca ritenuta strategica per la stabilità del sistema finanziario nazionale. L’arrivo di Orcel, manager noto per il suo stile deciso e per la lunga esperienza internazionale, ha acuito le preoccupazioni tedesche, tanto da indurre il governo a monitorare da vicino i movimenti azionari del gruppo milanese.
Oggi, con una partecipazione complessiva che sfiora il 30% del capitale, Unicredit è considerata l’azionista di riferimento di Commerzbank, con un peso potenzialmente determinante nelle scelte future della banca.
Il caso Lindner e le tensioni politiche a Berlino
A complicare ulteriormente lo scenario è emersa la figura di Christian Lindner, ex ministro delle Finanze del governo Olaf Scholz, recentemente al centro delle polemiche per un incarico presso Teneo, società di consulenza internazionale che annovera tra i propri clienti anche Unicredit.
La questione ha alimentato sospetti di conflitto d’interessi e riacceso il dibattito sulle regole che disciplinano il passaggio di ex membri del governo al settore privato. In Germania, infatti, la legge prevede un periodo di “raffreddamento” di almeno 12 mesi, estendibile a 18 mesi nei casi più sensibili, prima che un ex ministro possa assumere incarichi economici rilevanti.
Un portavoce del governo federale ha confermato che sono in corso valutazioni ufficiali per accertare la compatibilità del nuovo ruolo di Lindner con le norme in vigore. La vicenda, tuttavia, viene letta da diversi osservatori come parte di un clima politico teso, nel quale il dossier Commerzbank è diventato terreno di confronto tra poteri economici e istituzionali.
Il governo tedesco tra vigilanza e incertezza
Le dinamiche interne di Commerzbank si intrecciano con il ruolo del governo tedesco, ancora azionista di minoranza dopo aver salvato la banca nel 2009. Berlino mantiene una quota di circa 15%, ma la crescente influenza di Unicredit solleva interrogativi sull’effettiva capacità del governo di indirizzare le scelte strategiche dell’istituto.
L’eventuale conferma di contatti non autorizzati tra Knof e Orcel, unita al cambio di vertice con la nomina di Bettina Orlopp a nuovo CEO, ha spinto il Consiglio di sorveglianza a rafforzare i meccanismi interni di controllo e compliance. L’obiettivo è evitare che future trattative o alleanze industriali vengano condotte senza supervisione istituzionale.
La banca, nel frattempo, prosegue nel suo percorso di ristrutturazione, mentre Unicredit continua a manifestare interesse strategico per un’eventuale integrazione, che potrebbe dar vita a un nuovo polo bancario europeo con sede tra Milano e Francoforte.
Un equilibrio fragile nel panorama bancario europeo
Il caso Commerzbank-Unicredit mette in evidenza le tensioni crescenti nel settore bancario europeo, dove fusioni e acquisizioni sono tornate al centro delle strategie di consolidamento. L’ipotesi di una banca transnazionale di grandi dimensioni suscita entusiasmo nei mercati finanziari ma preoccupazione nei governi, timorosi di perdere il controllo sui propri istituti storici.
In Germania, la vicenda ha riaperto il dibattito sull’opportunità di mantenere partecipazioni pubbliche nel capitale bancario, mentre in Italia il successo della strategia di Orcel viene letto come un segnale di espansione e competitività del sistema creditizio nazionale.
Resta il fatto che la scalata graduale di Unicredit e le indagini interne di Commerzbank rappresentano oggi uno dei casi più delicati della finanza europea, destinato a influenzare non solo le relazioni tra i due Paesi, ma anche l’equilibrio di potere all’interno dell’Eurozona.
