La Federal Reserve approva un nuovo taglio dei tassi

Sofia Esposito

Riduzione di 25 punti base e fine del quantitative tightening

La Federal Reserve statunitense ha deciso un nuovo taglio dei tassi d’interesse di 25 punti base, portando il costo del denaro nella forchetta 3,75%-4%. Si tratta del secondo intervento consecutivo di riduzione, deciso dal Federal Open Market Committee (FOMC) con 10 voti favorevoli e 2 contrari, in linea con le previsioni dei principali analisti internazionali.

Il provvedimento giunge in una fase di incertezza economica, caratterizzata da rallentamento dell’occupazione e persistenza di un’inflazione elevata, fattori che hanno spinto l’istituto guidato da Jerome Powell ad adottare una linea di cauta flessibilità monetaria. Contestualmente, la banca centrale ha annunciato la conclusione del programma di quantitative tightening a partire dal 1° dicembre, con il portafoglio di obbligazioni statunitensi ridotto a 6.600 miliardi di dollari, dopo una contrazione complessiva di 2.300 miliardi.

La decisione segna l’inizio di una fase più espansiva della politica monetaria americana, volta a sostenere l’attività economica e, indirettamente, a contenere i costi del massiccio debito pubblico federale.

Divisioni interne e prudenza per le prossime mosse

All’interno del FOMC non sono mancate divergenze. Una parte dei membri avrebbe preferito un taglio più ampio di mezzo punto percentuale, mentre altri avrebbero optato per il mantenimento dei tassi invariati. La maggioranza ha tuttavia scelto una via intermedia, giustificando la decisione con la necessità di monitorare attentamente gli effetti delle precedenti riduzioni e di evitare reazioni eccessive sui mercati finanziari.

Powell ha sottolineato che nessuna decisione definitiva è stata presa in vista del prossimo incontro di dicembre. Il comitato intende valutare l’evoluzione dell’inflazione, che pur in calo rimane sopra il target del 2%, e le dinamiche del mercato del lavoro, che negli ultimi mesi ha mostrato segnali di raffreddamento.

Le borse americane hanno reagito senza scosse: sia l’S&P 500 che il Nasdaq hanno registrato variazioni contenute, segno che il mercato aveva già ampiamente scontato l’esito della riunione.

Le implicazioni economiche e i rischi di una bolla finanziaria

La scelta della Federal Reserve si inserisce in un contesto di elevata volatilità e di attività speculativa crescente sui mercati azionari. Alcuni osservatori ritengono che l’allentamento monetario, pur necessario a sostenere la crescita, possa alimentare una sopravvalutazione dei titoli tecnologici, come dimostra la recente impennata del valore di Nvidia, che ha superato i 5mila miliardi di dollari di capitalizzazione.

L’equilibrio che la banca centrale deve mantenere è delicato: stimolare l’economia senza innescare nuove bolle speculative o compromettere i progressi nella stabilità dei prezzi. Le prossime settimane saranno decisive per valutare se la strategia di Powell riuscirà a sostenere la ripresa senza riaccendere le pressioni inflazionistiche.

Le stime del Congresso sugli effetti dello shutdown

Parallelamente, il Congressional Budget Office (CBO) ha pubblicato nuove stime sugli effetti economici del recente shutdown federale, stimando perdite comprese tra 7 e 14 miliardi di dollari. L’interruzione delle attività governative ha comportato ritardi nei pagamenti salariali ai dipendenti pubblici e sospensioni temporanee dei programmi di assistenza alimentare, con un impatto negativo sul PIL del quarto trimestre 2025, stimato tra l’1% e il 2%.

Le difficoltà derivanti dal blocco amministrativo accentuano la pressione sulla Federal Reserve, chiamata a sostenere la fiducia dei consumatori in un contesto di incertezza politica e finanziaria.

Le prossime mosse della politica monetaria globale

L’attenzione dei mercati si sposta ora sull’Europa, dove il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea, riunito a Firenze, dovrà decidere se adeguare la propria politica monetaria alla nuova fase americana. Gli analisti prevedono che la presidente Christine Lagarde manterrà i tassi invariati, adottando un approccio attendista in attesa di segnali più chiari sull’andamento dell’economia dell’Eurozona.

Con due delle principali banche centrali mondiali orientate verso la cautela, si consolida lo scenario di una normalizzazione graduale delle politiche monetarie globali, in un equilibrio ancora fragile tra il rischio di recessione e la necessità di preservare la stabilità dei prezzi.