La Cina riapre l’export dei chip dopo settimane di tensioni

Matteo Romano

Via libera alle esportazioni con controlli mirati

Il ministero del Commercio cinese ha comunicato la riapertura parziale delle esportazioni di microchip e componenti elettroniche, prevedendo esenzioni specifiche per le aziende che rispettano criteri di sicurezza e tracciabilità. La misura mira ad allentare le restrizioni imposte dopo la nazionalizzazione della filiale olandese di Nexperia, un produttore di semiconduttori controllato dal gruppo cinese Wingtech. La decisione, che aveva interrotto una parte delle forniture dirette all’Europa, era stata presa come risposta politica all’intervento dell’Aia, ma aveva avuto conseguenze immediate per l’industria tecnologica e automobilistica europea.

L’intervento dell’Aia e la reazione di Pechino

A fine settembre 2025, il governo dei Paesi Bassi ha assunto il controllo operativo di Nexperia, giustificando la decisione con motivazioni di “sicurezza economica e tecnologica”. Pechino ha definito l’iniziativa come un’interferenza nei confronti delle proprie imprese e ha reagito bloccando l’export di chip prodotti in territorio cinese. L’azienda olandese, acquisita nel 2018 da Wingtech, rappresenta un fornitore strategico per l’industria automobilistica e per la produzione di componenti elettroniche di base in Europa. Con l’interruzione delle esportazioni, l’Europa ha subito un’immediata riduzione delle scorte e un aumento del rischio di strozzature produttive in settori chiave.

L’accordo diplomatico tra Stati Uniti e Cina

Secondo osservatori internazionali, la decisione cinese di ammorbidire il blocco sarebbe legata anche al dialogo avviato tra Xi Jinping e Donald Trump durante un incontro in Corea del Sud. L’intesa di principio tra le due potenze ha contribuito a creare un clima più disteso nei rapporti economici, spingendo Pechino a rendere più flessibile il sistema di autorizzazioni per l’export. L’obiettivo comune sarebbe quello di evitare ulteriori danni alla catena globale dei semiconduttori, un settore già messo alla prova dalle tensioni geopolitiche e dalle politiche di restrizione reciproca. L’apertura cinese viene interpretata come un gesto di distensione volto a preservare il delicato equilibrio delle forniture tecnologiche mondiali.

Impatti sull’industria automobilistica europea

Il blocco temporaneo aveva messo in difficoltà diverse case automobilistiche, tra cui Volkswagen e Stellantis, che utilizzano i microchip Nexperia in una vasta gamma di sistemi elettronici: dalla gestione del motore ai sensori, fino ai sistemi di sicurezza e di climatizzazione. L’interruzione delle consegne ha comportato ritardi produttivi e ha evidenziato la forte dipendenza europea dalle forniture asiatiche. Per molti stabilimenti, la mancanza di componenti ha significato una riduzione dei turni e la necessità di reperire soluzioni temporanee con fornitori alternativi, spesso più costosi e con tempi di consegna più lunghi. L’episodio ha inoltre spinto diversi governi europei a riconsiderare la necessità di investire nella produzione interna di semiconduttori.

Verso un nuovo equilibrio nella catena dei chip

La scelta di Pechino di introdurre autorizzazioni selettive all’esportazione rappresenta un passo verso il ripristino di un equilibrio economico globale, ma non risolve le tensioni di fondo. Da un lato, la Cina intende riaffermare la propria centralità nella catena del valore tecnologico; dall’altro, l’Europa cerca di ridurre la propria dipendenza da fornitori extraeuropei. In questo scenario, la questione Nexperia diventa un caso emblematico delle nuove regole del commercio globale: la tecnologia non è più solo un fattore produttivo, ma un elemento strategico che influenza le relazioni politiche e industriali tra le grandi potenze. L’equilibrio tra sicurezza nazionale e libero mercato resta dunque fragile, con la possibilità di ulteriori tensioni nei prossimi mesi.