L’Europa verde e la nuova stangata in bolletta

Sofia Esposito

L’effetto combinato tra gas e CO2

La recente impennata dei prezzi energetici europei sta generando una nuova ondata di rincari sulle bollette di famiglie e imprese. In Germania, il costo dell’elettricità ha superato i 90 euro per megawattora (€/MWh) a ottobre, contro una media di 70–80 €/MWh registrata nei mesi estivi. In Italia, i contratti di novembre sono saliti da 105 a 111 €/MWh, segnalando un incremento diffuso in tutto il continente.
Gli analisti collegano questa dinamica a due cause principali: la riduzione della produzione eolica in Germania e l’aumento del prezzo del gas naturale, che ha portato alla riattivazione di centrali termoelettriche a gas e carbone. Queste ultime, oltre ad avere costi di esercizio più alti, devono acquistare permessi di emissione di CO2 previsti dal sistema europeo EU ETS (Emission Trading Scheme), aggravando ulteriormente i costi complessivi di produzione.

L’inflazione energetica e il mercato dei permessi

Il prezzo del gas TTF olandese, principale riferimento europeo, è passato da 25–27 €/MWh a 35–38 €/MWh nel mese di ottobre, mentre il valore dei permessi di emissione EUA è salito da 70 a 78 euro per tonnellata di CO2.
Questa doppia spinta ha determinato un effetto a catena: più le centrali a combustibili fossili vengono utilizzate, maggiore è la richiesta di permessi di emissione, che a loro volta aumentano di prezzo, trascinando con sé i costi dell’elettricità. In media, un incremento di 10 euro sul prezzo della CO2 si traduce in un rincaro di 3–5 euro per MWh sul mercato elettrico.
Secondo gli esperti del settore, si tratta di un meccanismo circolare che amplifica i rialzi: la carenza di rinnovabili fa salire il ricorso ai combustibili fossili, il che aumenta la domanda di permessi di emissione e alimenta la spirale dei costi.

Situazione italiana e prospettive a breve termine

Anche il sistema elettrico italiano risente di questa dinamica, sebbene in misura più contenuta. In Italia, oltre il 50% della produzione elettrica dipende ancora dal gas naturale, e quindi l’aumento del TTF olandese pesa direttamente sulle tariffe.
Il costo medio della CO2 per le centrali a gas si aggira attorno ai 30 €/MWh, mentre per quelle a carbone può superare i 70 €/MWh. Tuttavia, nei periodi in cui prevale la generazione rinnovabile o l’importazione di energia dall’estero, l’impatto del carbon price si riduce.
Gli operatori stimano che i rincari all’ingrosso si rifletteranno sulle bollette dei consumatori solo nei prossimi mesi, con incrementi differiti ma strutturali. L’arrivo della stagione fredda, la volatilità del gas e la domanda crescente di riscaldamento continueranno a influenzare i prezzi fino alla primavera del 2026.

L’ombra dell’Ets2: la tassa verde sui carburanti

A preoccupare ulteriormente gli osservatori è l’introduzione, prevista per il 2027, del nuovo sistema ETS2, che estenderà il prezzo della CO2 anche ai carburanti per i trasporti e al riscaldamento domestico.
Secondo le prime stime, questo nuovo schema potrebbe tradursi in un aumento medio delle bollette del riscaldamento del 20–30% nell’Europa occidentale e fino al 70% nei Paesi orientali, dove è ancora diffuso l’uso di carbone e teleriscaldamento a combustibili fossili.
Per la benzina e il gasolio, l’effetto sarà simile a un incremento di 0,60–0,80 euro al litro alla pompa, un valore che supera di oltre venti volte la tassa ambientale che nel 2018 scatenò le proteste dei “gilet gialli” in Francia.
Molti analisti definiscono l’ETS2 una “carbon tax mascherata”, poiché le quote gratuite per le imprese stanno scomparendo e i proventi delle aste generano decine di miliardi di euro che confluiscono ai fondi europei, riducendo la sovranità fiscale degli Stati membri.

L’impatto sociale della transizione verde

Le autorità europee stanno cercando di contenere le ricadute sociali con strumenti come la Market Stability Reserve (MSR) e il Social Climate Fund, finanziato in gran parte dai proventi delle aste ETS1 ed ETS2. Tuttavia, secondo molti economisti, tali misure non saranno sufficienti a evitare forti squilibri sociali.
Il rischio principale è che la transizione energetica, nata per favorire la decarbonizzazione, si trasformi in un onere economico insostenibile per famiglie e imprese, riducendo il consenso verso le politiche ambientali europee.
Gli esperti chiedono una revisione del sistema ETS per riportarlo alla sua funzione originaria di mercato competitivo, in cui chi investe in innovazione e sostenibilità sia premiato, evitando che si trasformi in un meccanismo punitivo e inflazionistico.