Stellantis critica le nuove misure Ue sull’auto

Francesca Vitali

Un giudizio severo sul pacchetto europeo

Il confronto tra industria automobilistica e istituzioni europee si fa sempre più serrato. Le nuove proposte elaborate dalla Commissione Ue per aggiornare il percorso di riduzione delle emissioni non soddisfano Stellantis, che giudica insufficiente il livello di sostegno previsto per sostenere la trasformazione del settore.
Il gruppo automobilistico, guidato da Antonio Filosa, sottolinea che lo scenario per gli investimenti rimane fragile: senza un quadro chiaro e misure immediate, il rischio è quello di rallentare ulteriormente la modernizzazione della filiera europea.

Secondo Stellantis, l’Europa necessita di una strategia più organica per incoraggiare gli investimenti industriali e per ricostruire una catena di fornitura in grado di sostenere la produzione di modelli innovativi, in particolare nei segmenti professionali come i veicoli commerciali.

Neutralità tecnologica solo parziale

La Commissione europea ha rivisto l’impianto regolatorio rispetto al precedente obiettivo del divieto totale di vendita dei motori endotermici entro il 2035. Il nuovo quadro prevede la possibilità di mantenere una quota di emissioni, purché la riduzione raggiunga il 90%, mentre il restante 10% dovrà essere compensato tramite tecnologie sostenibili, come l’impiego di acciaio a basse emissioni e l’utilizzo di e-fuel o biofuel.

Tuttavia, questa modifica non soddisfa buona parte del settore, che considera la neutralità tecnologica ancora limitata. Le norme continuano infatti a concentrarsi sulle emissioni allo scarico e non sull’intero ciclo di vita del veicolo, un criterio più volte indicato come necessario per una valutazione realmente equilibrata del contributo ambientale delle diverse tecnologie.

Investimenti più difficili in un mercato incerto

Filosa aveva annunciato la disponibilità del gruppo ad ampliare gli investimenti in Europa, e in particolare in Italia, qualora l’Unione avesse adottato misure più flessibili sui motori tradizionali. Tuttavia, la versione finale del pacchetto europeo non risponde alle aspettative. Il top management ritiene che l’equilibrio raggiunto non agevoli scelte industriali a lungo termine e che il costo delle misure richieste possa risultare troppo elevato per gran parte dei produttori europei.

Il settore affronta inoltre una crescente competizione internazionale, soprattutto da parte dei costruttori asiatici. In questo contesto, la mancanza di certezze normative rischia di frenare ulteriormente la capacità di investimento delle imprese europee, costrette già oggi a confrontarsi con un mercato in forte trasformazione.

Reazioni divergenti tra i costruttori europei

Il pacchetto di misure ha generato divisioni all’interno dell’Unione europea e tra i principali costruttori. Alcuni Paesi, come la Spagna, sostengono una maggiore apertura alla neutralità tecnologica, mentre altri preferiscono mantenere una forte spinta verso l’elettrico.

Tra i gruppi automobilistici, le posizioni sono altrettanto distanti. La francese Renault valuta positivamente l’impianto del pacchetto, considerandolo un’opportunità per accelerare la transizione industriale. Al contrario, l’associazione tedesca VDA, che rappresenta i principali costruttori tedeschi, giudica la revisione normativa troppo onerosa e potenzialmente destabilizzante per l’occupazione.

Questo mosaico di opinioni riflette le diverse realtà produttive dei Paesi membri e la mancanza di una posizione unitaria sulle strategie da adottare per sostenere il futuro dell’automotive europeo.

Occupazione in calo e timori per il futuro

Uno degli elementi più critici che emergono nel dibattito riguarda il mercato del lavoro. Secondo le analisi più recenti, nel 2024 in Europa sono stati persi oltre 100 mila posti di lavoro nel settore automobilistico, mentre ulteriori 400 mila occupazioni risultano esposte a rischio entro il 2028, a causa dell’accelerazione della transizione e della crescente pressione competitiva internazionale.

La Commissione, tramite il commissario all’Industria Stéphane Séjourné, sostiene che le nuove misure intendono rafforzare il settore dopo un periodo di forte difficoltà, ma i dubbi degli operatori restano significativi. Il rischio di una perdita strutturale di competenze industriali continue a preoccupare aziende e sindacati.