Crisi StM: tra errori gestionali e ombre di mercato

Matteo Romano

Crollo dei ricavi e fiducia in caduta libera

Il gruppo STMicroelectronics, storicamente uno dei protagonisti europei dei semiconduttori, attraversa un periodo di profonda crisi. Dopo il crollo del 20% del titolo in Borsa in seguito alla pubblicazione dei conti del terzo trimestre 2025, il valore dell’azienda è sceso a poco più di 21 euro per azione, dimezzandosi rispetto ai massimi di fine 2023.
La società italo-francese, controllata in parti uguali al 50% dallo Stato italiano (tramite il Tesoro) e dal governo francese, ha perso in due anni oltre 20 miliardi di capitalizzazione.

Il fatturato 2025 è stimato a 11,7 miliardi di euro, ben lontano dai 17,3 miliardi del 2023. Il profitto netto si è ridotto drasticamente: da 4 miliardi nel 2023 a 1,55 miliardi nel 2024, con ulteriori previsioni di discesa fino a 600 milioni nel 2025. Si tratta di un tracollo che ha messo in allarme i due governi azionisti e scatenato forti tensioni tra Parigi e Roma.

L’ombra della “deriva francese”

Al centro delle critiche figura Jean-Marc Chery, amministratore delegato dal 2018. Da quando ha assunto la guida del gruppo, il baricentro operativo si è progressivamente spostato verso la Francia. Tra il 2020 e il 2022, StM ha effettuato quattro acquisizioni, di cui tre francesiExagan, Bespoon e Somos — cui si è aggiunta Cartesiam, attiva nell’intelligenza artificiale.
Nel 2022, Chery ha inoltre annunciato un nuovo impianto di produzione a Crolles, in Francia, dal valore di 7,5 miliardi di euro, mentre gli stabilimenti italiani di Catania e Agrate Brianza hanno ricevuto investimenti di entità molto inferiore, circa 750 milioni di euro.

Questo squilibrio ha alimentato la sfiducia del governo italiano, che detiene il 14% del capitale, preoccupato per un possibile disimpegno industriale dal territorio nazionale. Le voci di esuberi e di ricorso alla cassa integrazione nei siti italiani hanno aggravato ulteriormente la tensione.

Confronto impietoso con i concorrenti

Sebbene la crisi del mercato dei chip abbia colpito l’intero settore, StM è tra le aziende che hanno sofferto di più. Il concorrente tedesco Infineon, nel 2024, ha mantenuto un ebit margin del 19,8%, contro il 12,6% di StM, mentre il colosso statunitense Texas Instruments ha registrato 4,7 miliardi di utili su 15,6 miliardi di ricavi, con una redditività netta vicina al 30%.
A fronte di queste performance, gli investitori si chiedono perché puntare su StM, che oggi quota oltre 33 volte gli utili, a fronte di una redditività nettamente inferiore ai principali competitor.

Le accuse di manipolazione e le vendite sospette

Alla crisi industriale si aggiungono ora sospetti su operazioni finanziarie interne e comunicazioni fuorvianti ai mercati. Negli Stati Uniti è stata avviata una class action contro il management di StM per presunte dichiarazioni ingannevoli sui conti e sulle prospettive del gruppo.
Secondo l’indagine, Chery avrebbe fornito stime eccessivamente ottimistiche per il 2024, salvo poi ridurle due volte tra gennaio e aprile dello stesso anno, dopo aver venduto azioni per 4,1 milioni di dollari. A queste operazioni si sarebbe aggiunta quella del chief financial officer Lorenzo Grandi, che avrebbe dismesso titoli per circa 3,7 milioni di dollari poco prima del crollo in Borsa.

Il sospetto, ora al vaglio delle autorità statunitensi, è che parte del management fosse consapevole del rallentamento del mercato automotive e abbia preferito posticiparne la comunicazione, limitando le perdite personali ma aggravando quelle degli azionisti.

Il futuro incerto e il malcontento istituzionale

Il governo italiano ha espresso forte insoddisfazione per la gestione francocentrica di Chery e per la mancanza di un piano industriale credibile di rilancio. La progressiva erosione della profittabilità e la perdita di competitività sui mercati globali rendono complessa qualsiasi ipotesi di inversione di tendenza nel breve periodo.

Gli analisti prevedono per il 2026 un margine operativo ancora sotto il 15%, mentre gli investitori restano scettici sulla capacità del gruppo di tornare ai livelli di redditività precedenti. Con il titolo dimezzato e un contesto di sfiducia crescente, STMicroelectronics si trova oggi davanti a un bivio: riconquistare equilibrio tra le due anime, italiana e francese, o rischiare di perdere definitivamente la fiducia dei mercati.