Le richieste di revisione del piano europeo
Il governo italiano, attraverso il ministro delle Imprese Adolfo Urso, ha intensificato la pressione a Bruxelles per modificare radicalmente le regole fissate dal Green Deal europeo. Al centro della discussione c’è lo stop, previsto per il 2035, alla produzione di auto con motori a combustione, misura che dovrebbe lasciare spazio esclusivamente alle vetture elettriche. Roma insiste sulla necessità di introdurre maggiore flessibilità, puntando su una neutralità tecnologica che non vincoli il continente a una sola soluzione industriale.
La consultazione europea e le prime crepe
Il prossimo 10 ottobre terminerà la consultazione pubblica sul settore automobilistico organizzata dalla Commissione Europea. Le imprese e gli operatori della filiera sono stati chiamati a rispondere a quesiti tecnici che potrebbero incidere sulla revisione delle regole. Nel frattempo, anche autorevoli figure europee, come Mario Draghi, hanno espresso dubbi sulla fattibilità dei target, ritenuti difficili da raggiungere. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, si trova così a difendere un impianto normativo che inizia a mostrare limiti di sostenibilità economica e industriale.
L’incertezza del comparto automobilistico italiano
Mentre in Europa prosegue il dibattito politico, in Italia la preoccupazione principale resta la situazione di Stellantis. Negli ultimi quattro anni il gruppo ha ridotto sensibilmente la propria forza lavoro: dai 37.288 dipendenti del 2020 si è passati a 27.632 nel 2024, con una perdita di 9.656 posti. Parallelamente la produzione nazionale si è ridotta di oltre 515.000 unità di automobili in vent’anni, a cui si aggiunge un calo significativo anche nei veicoli commerciali.
Ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali
Alla data del 1° settembre 2025, su un totale di 32.803 addetti, ben 20.233 lavoratori di Stellantis risultavano coinvolti in programmi di cassa integrazione o contratti di solidarietà, pari al 61,68% della forza lavoro. Il ridimensionamento non riguarda solo gli stabilimenti italiani: anche la produzione di motori ha registrato un crollo, passando da oltre 534.000 unità a numeri drasticamente inferiori. Questi dati delineano un quadro di forte contrazione che il sindacato Fiom-Cgil ha definito come “grande fuga dall’Italia”.
Marchi storici e cambi ai vertici
Le voci di possibili dismissioni di brand come Maserati e Alfa Romeo sono state ufficialmente smentite, anche se restano interessamenti da parte di investitori stranieri. Nel frattempo, il gruppo ha nominato un nuovo direttore finanziario: il brasiliano Joao Laranjo, che prende il posto di Doug Ostermann, dimessosi per motivi personali. A guidare l’intero progetto industriale sarà dal 2026 Antonio Filosa, subentrato con mesi di ritardo rispetto all’uscita di Carlos Tavares.