L’intelligenza artificiale accelera i tagli al lavoro

Sofia Esposito

Licenziamenti record negli Stati Uniti

L’effetto dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro sta diventando tangibile. Nei primi dieci mesi del 2025, negli Stati Uniti sono stati registrati oltre un milione di licenziamenti, con un incremento del 44% rispetto al 2024. Solo nel mese di ottobre, i tagli hanno raggiunto 153mila unità, pari a un aumento del 183% rispetto a settembre.
Il comparto più colpito è quello tecnologico, dove la diffusione dell’automazione basata su IA sta riducendo drasticamente il fabbisogno di personale. In particolare, 33mila posti sono stati eliminati in questo settore in un solo mese, sei volte di più rispetto al periodo precedente.

Le aziende statunitensi stanno ridefinendo le proprie strategie produttive: l’obiettivo non è più soltanto la riduzione dei costi, ma anche l’ottimizzazione dei processi tramite sistemi intelligenti in grado di sostituire compiti manuali e cognitivi. Tuttavia, la rapidità con cui la trasformazione procede sta generando un’ondata di disoccupazione tecnologica che ricorda, per impatto, le grandi ristrutturazioni industriali del secolo scorso.

Amazon e il ridisegno del mercato del lavoro

Tra i colossi in prima linea c’è Amazon, che ha annunciato un piano di riduzione di 600mila assunzioni mancate entro il 2033, già tradotte in 30mila tagli effettivi solo nell’autunno 2025.
L’azienda guidata da Jeff Bezos sta sostituendo progressivamente il lavoro umano con algoritmi di previsione e sistemi robotici nei magazzini, nella logistica e nella gestione delle vendite. Questa trasformazione rappresenta uno dei casi più emblematici del nuovo equilibrio tra automazione e occupazione, in cui le competenze tradizionali vengono soppiantate da profili digitali difficili da reperire.

La transizione, però, non è indolore. Molti lavoratori faticano a ricollocarsi rapidamente, poiché le nuove posizioni richiedono conoscenze informatiche e capacità di analisi dati che non fanno parte delle competenze diffuse nella forza lavoro attuale.

L’impatto sull’Italia e i rischi per 5 milioni di occupati

Anche l’Italia non è immune a questa trasformazione globale. Secondo le stime della Banca d’Italia, circa 4,75 milioni di lavoratori risultano ad alto rischio di sostituzione da parte dei sistemi di intelligenza artificiale.
Il dato più sorprendente riguarda il livello di istruzione: un terzo di questi lavoratori è laureato, segno che l’automazione non colpisce solo i mestieri manuali, ma anche le professioni ad alta qualificazione.

I settori più vulnerabili includono l’amministrazione, la contabilità, i servizi clienti e parte delle attività legali e sanitarie, dove gli algoritmi stanno progressivamente assumendo ruoli decisionali o di supporto avanzato.

La nuova rivoluzione del lavoro digitale

Molti analisti definiscono l’attuale fase una nuova rivoluzione industriale, ma con caratteristiche inedite. A differenza delle precedenti, che crearono nuove professionalità accanto alle macchine, l’intelligenza artificiale tende a sostituire intere categorie professionali senza un corrispettivo immediato di nuovi impieghi.
La conseguenza è un possibile squilibrio strutturale nel mercato del lavoro, dove la produttività cresce più velocemente delle opportunità di reimpiego.

Le grandi aziende investono massicciamente in automazione e intelligenza predittiva, ma il sistema educativo e la formazione professionale non sembrano ancora in grado di accompagnare questa trasformazione con sufficiente rapidità.

Tra ottimismo e rischi di una transizione prematura

Non mancano, tuttavia, le voci di cautela. Alcuni osservatori sottolineano come molte imprese stiano anticipando troppo i tagli, basandosi su aspettative di efficienza futura dell’IA che non si sono ancora concretizzate.
In diversi casi, le riduzioni di personale rischiano di essere controproducenti, soprattutto laddove le tecnologie implementate non sono ancora mature o richiedono una supervisione umana costante.

La sfida dei prossimi anni sarà dunque quella di integrare l’intelligenza artificiale senza disintegrare il lavoro umano, trovando un equilibrio tra innovazione tecnologica e sostenibilità sociale.