Mediobanca tra eredità del passato e nuove sfide

Francesca Vitali

Il nodo della transizione dopo la scalata Mps

La conquista di Mps su Mediobanca ha sancito l’inizio di una nuova fase per l’istituto di Piazzetta Cuccia. Dopo settimane di incertezze e scetticismi, l’operazione si è concretizzata, aprendo la strada a un delicato processo di integrazione. Proprio in questa fase, prende corpo l’ipotesi di una “soluzione interna” per garantire una transizione ordinata, con nomi di rilievo come Francesco Saverio Vinci, direttore generale, e Gian Luca Sichel, Ceo di Mediobanca Premier. Una scelta che, se da un lato appare logica, dall’altro viene letta come una possibile continuità con il passato.

Il ruolo di Alberto Nagel e le strategie difensive

Per oltre vent’anni, Alberto Nagel ha guidato Mediobanca con una governance centralizzata e poco incline a farsi mettere in discussione. L’uscita formale dalla scena non sembra aver cancellato la volontà di incidere ancora sugli equilibri interni. L’ipotesi che l’ex amministratore delegato possa influenzare la scelta del successore viene interpretata come un tentativo di garantire una continuità indiretta, riducendo così la portata del cambiamento voluto dai nuovi azionisti.

La posizione di Mps e la leadership di Lovaglio

A Siena, la prospettiva di una transizione guidata dal passato non convince. Luigi Lovaglio, Ceo di Mps, ha già dimostrato la capacità di risanare una banca in gravi difficoltà, riportandola in utile in tempi rapidi. La sua visione è orientata a una reale discontinuità, senza figure-ponte o strategie di retroguardia. Per Mps, l’integrazione deve rappresentare un’occasione per aprire una fase nuova, fondata su responsabilità chiare e legittimate dal peso azionario.

La partita del controllo e il tema del delisting

Il nuovo assetto azionario ha cambiato radicalmente le regole del gioco. A Piazzetta Cuccia, oggi le azioni non si pesano più, ma si contano: chi detiene la maggioranza ha anche il diritto e il dovere di prendere decisioni senza condizionamenti esterni. In questo contesto, l’ipotesi di un delisting di Mediobanca, agitata come eventualità, appare più come una suggestione narrativa che come una reale possibilità. La normativa consente infatti di mantenere la quotazione anche oltre la soglia del 90%, ricostituendo un flottante adeguato.

La sfida del nuovo corso

Per Mediobanca si apre una fase in cui la vera prova sarà la capacità di coniugare stabilità e rinnovamento. All’interno della struttura ci sono professionalità solide che possono essere valorizzate, ma il rischio di una discontinuità solo apparente rimane alto. La sfida per i nuovi azionisti e per il management sarà quella di rendere irreversibile il cambiamento, dimostrando che la stagione del passato è davvero conclusa e che il futuro della banca può poggiare su basi nuove e indipendenti.