Un’acquisizione strategica per ridare luce alla Medusa
Il 2 dicembre Prada ha finalizzato l’acquisto di Versace, portando a compimento l’accordo da 1,25 miliardi di dollari con Capri Holdings e inaugurando una nuova fase per uno dei marchi italiani più riconosciuti all’estero. La data coincide simbolicamente con l’ottantesimo anniversario della nascita di Gianni Versace, aggiungendo un elemento di forte valore simbolico a un’operazione che punta a rilanciare una maison iconica ma reduce da anni difficili.
L’operazione entra in vigore dopo sei mesi di attesa delle autorizzazioni regolatorie. Per Prada si tratta di un passaggio strategico che consente di integrare nel proprio portafoglio un marchio dal potenziale importante ma ancora non pienamente espresso, aprendo la strada a un complesso piano di trasformazione che richiederà almeno due anni per mostrare i primi risultati concreti.
La nuova governance e le sfide operative del rilancio
Alla guida della nuova struttura societaria arriverà Lorenzo Bertelli, oggi responsabile marketing e sostenibilità del gruppo e futura figura centrale nella definizione della visione strategica. Nel passaggio iniziale resteranno in carica l’amministratore delegato Emmanuel Gintzburger e il direttore creativo Dario Vitale, quest’ultimo già subentrato alla storica creativa Donatella Versace nel 2024.
Secondo le stime interne e degli analisti, il riposizionamento del marchio richiederà un processo graduale: circa due anni per riorganizzare la produzione e le sinergie operative, e almeno altri 12 mesi per consolidare la nuova immagine di marca. L’obiettivo fissato dall’amministratore delegato di Prada, Andrea Guerra, è una “crescita sostenibile e di lungo periodo”, capace di riportare la Medusa a un livello competitivo coerente con la sua reputazione globale.
Numeri critici e potenzialità ancora da sviluppare
Versace arriva a questo passaggio societario dopo un ciclo complesso: negli ultimi cinque anni i ricavi sono diminuiti del 15%, scendendo a 193 milioni di dollari nell’anno fiscale 2025. Nonostante un nome di forte impatto nel panorama della moda internazionale, la casa fondata da Gianni Versace rimane, nelle sue dimensioni attuali, una realtà relativamente contenuta rispetto ai principali player del lusso.
Durante l’investor day di Capri Holdings, Gintzburger aveva indicato quattro direttrici prioritarie per il rilancio: rafforzare l’identità estetica del marchio, portare gli accessori a quota 600 milioni di dollari, le calzature a 250 milioni di dollari e ampliare in modo significativo il segmento maschile. A queste linee guida gli analisti aggiungono ulteriore margine di crescita nei gioielli, negli orologi e negli articoli per la casa, categorie ad alto potenziale per i brand del lusso contemporaneo.
Sul fronte Prada, invece, i risultati mostrano una dinamica molto più solida: nei primi nove mesi del 2025 il gruppo ha registrato una crescita del 9% del fatturato su base annua, raggiungendo 4 miliardi di euro, e segnando 19 trimestri consecutivi di aumento delle vendite. Tuttavia, proprio il costo del turnaround Versace potrebbe pesare temporaneamente sui margini del gruppo milanese, come evidenziano diversi analisti.
Una strategia diversa dal passato per restituire prestigio
Uno dei nodi centrali del rilancio è il cambiamento di approccio rispetto alla precedente gestione. Capri Holdings aveva adottato una strategia fortemente orientata ai volumi, con espansione nel mercato statunitense e una crescita del wholesale che spesso portava a un’eccessiva presenza di prodotti scontati. Un modello operativo efficiente, ma meno adatto a preservare il carattere esclusivo della maison.
Prada, invece, è storicamente più attenta alla dimensione creativa, all’immagine e al posizionamento premium. Gli analisti prevedono quindi un rafforzamento del prêt-à-porter di alta gamma, una maggiore coerenza stilistica e una riduzione delle operazioni wholesale a favore del retail a prezzo pieno.
Un altro elemento chiave è la valorizzazione dei mercati internazionali ancora sottoutilizzati: Medio Oriente e Asia rappresentano aree con un altissimo potenziale per il segmento del lusso; anche negli Stati Uniti, soprattutto negli accessori, l’espansione è tutt’altro che saturata. La prima – e probabilmente ultima – collezione firmata da Vitale arriverà nei negozi nel prossimo anno, segnando un punto di transizione verso una nuova direzione creativa.
Distribuzione, immagine e contesto regolatorio
Il rilancio della Medusa passa anche dalla riorganizzazione della rete distributiva, oggi troppo dipendente da canali che non valorizzano a pieno il marchio. Il focus si sposterà su un retail controllato, una maggiore selettività nelle partnership e investimenti significativi nell’esperienza in boutique.
Mentre il gruppo prepara la conference call sui risultati finanziari programmata per marzo 2026, il contesto esterno introduce un ulteriore elemento di attenzione: la recente iniziativa della Procura di Milano, che ha richiesto documentazione a 13 brand per verificare l’utilizzo di manodopera in condizioni non conformi. Tra le aziende interessate figurano anche Prada e Versace, chiamate a presentare audit, bilanci e l’elenco delle catene di fornitura.
Questo intervento giudiziario non incide direttamente sul piano industriale, ma evidenzia l’importanza per l’intero settore di rafforzare la supervisione sui processi produttivi e sulle condizioni dei lavoratori.
