BCE conferma i tassi e aggiorna lo scenario economico

Giulia Conti

Stabilità dei tassi e quadro macroeconomico invariato

La Banca Centrale Europea ha scelto di mantenere invariati i livelli di riferimento della politica monetaria, confermando il tasso sui depositi al 2%, mentre il tasso di rifinanziamento rimane fissato al 2,15% e quello sui prestiti marginali al 2,40%. La decisione arriva in un contesto descritto come stabile, senza segnali che richiedano un intervento immediato sul costo del denaro.
Il livello attuale è lo stesso raggiunto lo scorso giugno, al termine di un ciclo di allentamento pari a due punti percentuali, frutto di otto riduzioni concentrate nell’arco di un anno.

Secondo l’analisi diffusa da Francoforte, l’economia dell’area euro non mostra pressioni inflazionistiche inattese e mantiene un ritmo coerente con l’obiettivo di stabilità dei prezzi fissato dall’istituto.

PIL in miglioramento secondo le nuove stime

Le proiezioni macroeconomiche rilasciate dalla BCE evidenziano un’evoluzione leggermente più favorevole rispetto alle valutazioni pubblicate a settembre. Per il 2025, la crescita del PIL dell’eurozona è ora stimata all’1,4%, contro l’1,2% precedente. Le previsioni per il 2026 vengono portate all’1,2%, mentre per il 2027 si indica una crescita dell’1,4%.

Secondo l’istituto centrale, il miglioramento atteso è trainato soprattutto dalla domanda interna, che include consumi e investimenti all’interno dell’area euro. Il contributo dei fattori esterni appare invece più contenuto, in un contesto globale ancora segnato da incertezze geopolitiche e dinamiche commerciali poco lineari.

Prezzi allineati al percorso verso il target del 2%

Le stime aggiornate sull’inflazione confermano una dinamica dei prezzi considerata coerente con l’obiettivo di medio periodo. L’inflazione complessiva nell’area euro è prevista al 2,1% nel 2025, all’1,9% nel 2026, all’1,8% nel 2027 e al 2% nel 2028. Una traiettoria che, nelle attese della BCE, indica una progressiva convergenza verso livelli compatibili con la stabilità monetaria.

L’inflazione di fondo – che esclude energia e alimentari – dovrebbe collocarsi al 2,4% nel 2025, al 2,2% nel 2026, all’1,9% nel 2027 e al 2,0% nel 2028.
Gli esperti dell’istituto segnalano, inoltre, che il dato del 2026 è stato rivisto al rialzo a causa della maggiore persistenza dei prezzi nel settore dei servizi, che mostra un rallentamento più graduale rispetto ad altri comparti.

Decisioni future basate sui dati disponibili

La BCE ribadisce che il suo orientamento resta ancorato a un approccio data-driven. Ciò significa che eventuali modifiche dei tassi verranno decise riunione dopo riunione, sulla base dell’evoluzione dei principali indicatori: prospettive di inflazione, rischio macroeconomico, condizioni finanziarie e andamento dell’inflazione di fondo.
Non viene quindi definito un percorso prestabilito per i tassi, lasciando spazio a interventi graduali e mirati, qualora i dati dovessero suggerire un cambiamento del quadro complessivo.

Impatti sul mercato dei mutui e dinamiche nazionali

Mentre Francoforte mantiene l’impostazione attuale, in Italia il mercato dei mutui mostra variazioni diverse. Secondo i dati citati da Codacons, i tassi applicati alle famiglie sono saliti dal 3,50% di gennaio al 3,73% di ottobre. L’associazione traduce questo incremento in un costo annuo maggiore pari a +222 euro per un mutuo da 150.000 euro a 30 anni, e +187 euro per un prestito da 120.000 euro a 25 anni.

Una valutazione differente arriva da Facile.it, che segnala un alleggerimento della rata mensile dei mutui a tasso variabile: nel 2025, la rata media sarebbe scesa da 666 euro a circa 617 euro.
Per i mutui a tasso fisso, invece, le condizioni risultano meno favorevoli a causa della risalita dell’IRS, il parametro di riferimento europeo. L’IRS a 25 anni è passato in media dal 2,4% di gennaio al 3,1%, con un incremento stimato di circa 40 euro sulla rata mensile per un finanziamento standard.

Le dinamiche dei tassi fissi sembrano legate ai movimenti del mercato obbligazionario europeo e alla concorrenza dell’azionario statunitense, che sta attirando maggiori capitali grazie ai risultati particolarmente positivi ottenuti negli ultimi mesi.

Previsioni Euribor e prospettive per il 2026

Guardando al futuro, i Futures sull’Euribor aggiornati al 10 dicembre 2025 suggeriscono una sostanziale stabilità per i mutui variabili. L’Euribor a 3 mesi è previsto sotto il 2,1%, livello che dovrebbe mantenersi nel corso del prossimo anno.

Per i tassi fissi lo scenario è più incerto: se i rendimenti obbligazionari europei dovessero continuare a crescere, difficilmente si assisterebbe a una discesa dell’IRS nel breve periodo, lasciando i mutui a rata fissa su livelli ancora elevati.

La scelta tra tasso fisso e variabile, conclude l’analisi, dipende dal profilo del richiedente: il variabile parte più basso ma comporta rischio, mentre il fisso garantisce stabilità della rata.