Un accordo che evita una frattura pericolosa
L’intesa annunciata tra Stati Uniti e Unione Europea sui nuovi dazi ha segnato un momento cruciale per i rapporti transatlantici. La decisione di fissare i dazi medi al 15% rappresenta una tregua rispetto alla minaccia iniziale di un incremento al 30%, ma resta comunque quattro volte superiore al livello medio precedente. Una rottura prolungata avrebbe potuto mettere in crisi il legame strategico tra le due sponde dell’Atlantico, spingendo l’Europa verso una maggiore dipendenza dalla Cina e rafforzando rapporti ambigui tra Washington e la Russia.
Impatto diretto sull’economia europea
L’effetto combinato tra i nuovi dazi e la svalutazione del dollaro del 13% sull’euro negli ultimi mesi rende più onerosa l’esportazione di prodotti europei. L’Italia, dove il 70% dell’export manifatturiero proviene da piccole e medie imprese (PMI), è tra le economie più esposte. Settori chiave come meccanica, alimentare, moda e design rischiano una contrazione della domanda estera, con un aumento dei costi operativi e margini sempre più ridotti. Molte aziende di medie dimensioni, prive della forza negoziale dei grandi gruppi, potrebbero affrontare una fase critica con possibili chiusure o delocalizzazioni.
L’urgenza di una strategia politica condivisa
Un accordo limitato a meri numeri non può garantire stabilità a lungo termine. Senza una cornice politica strutturata, l’intesa rischia di essere fragile e di dissolversi al primo scossone economico o elettorale. L’Europa deve spostare il confronto su un piano più ampio: difesa comune, sicurezza alimentare e sanitaria, tutela ambientale, investimenti coordinati in tecnologie emergenti e transizione energetica sostenibile. Solo una cooperazione strutturata potrà consolidare il dialogo e rafforzare la posizione negoziale europea.
Effetti anche per l’economia statunitense
Se nel breve termine i dazi garantiscono visibilità politica, nel medio periodo generano effetti collaterali significativi: inflazione, incremento dei costi di produzione e rallentamento della crescita. La filiera automobilistica americana, tra le più esposte, ha già segnalato rischi sulle catene di approvvigionamento. Inoltre, un aumento dei prezzi interni potrebbe penalizzare i consumatori statunitensi e ridurre la competitività dell’industria americana sui mercati globali.
Un’Europa più forte per negoziare alla pari
Per trattare efficacemente con Washington, l’Europa deve rafforzare la propria unità economica e politica. Strumenti come il debito comune e l’Unione dei capitali diventano fondamentali per completare il progetto europeo e sostenere una posizione solida nei negoziati internazionali. Solo così sarà possibile mantenere un ruolo di primo piano nello scenario globale e contrastare il rischio di marginalizzazione.