Un congresso che divide la categoria
Il recente congresso nazionale dei commercialisti tenutosi a Genova ha suscitato forti reazioni tra i professionisti del settore. L’incontro, dedicato alla riforma dell’ordinamento previsto dal D.Lgs. 139/2005, avrebbe dovuto rappresentare un momento di dialogo e partecipazione, ma secondo numerosi partecipanti si è trasformato in un evento ristretto e poco inclusivo.
La presenza limitata ai presidenti e ai consiglieri degli Ordini territoriali ha escluso gran parte della base professionale, alimentando malumori e accuse di scarsa trasparenza. L’Associazione Nazionale Commercialisti (Anc), guidata da Marco Cuchel, ha espresso preoccupazione per la chiusura e la mancanza di confronto che avrebbero caratterizzato l’assemblea, sottolineando il rischio di un progressivo distacco tra vertice e territorio.
Accessi controllati e regole contestate
L’evento, organizzato con rigidi protocolli di accesso, ha visto l’introduzione di controlli all’ingresso e limitazioni per i delegati non appartenenti alla dirigenza. Diversi partecipanti, tra cui past president e rappresentanti sindacali, sono stati respinti nonostante regolari deleghe.
Secondo quanto riferito da fonti interne, la gestione selettiva degli ingressi avrebbe creato tensioni e malumori, alimentando la percezione di un congresso “a porte chiuse”. Alcuni esponenti vicini alla presidenza nazionale sarebbero stati invece accolti con trattamento preferenziale, un aspetto che ha ulteriormente acceso il dibattito interno sulla necessità di regole uguali per tutti.
Per l’Anc, questa modalità di gestione contrasta con i principi di partecipazione e pluralismo che dovrebbero caratterizzare la rappresentanza professionale.
Confronto ridotto e spazio limitato al dissenso
Durante i lavori congressuali, il confronto tra le varie componenti della categoria si sarebbe sviluppato in modo unidirezionale, con ampio spazio agli interventi ufficiali e pochissimo tempo per le voci critiche. Testimonianze riferiscono che alcuni rappresentanti territoriali avrebbero tentato di evidenziare le criticità della riforma, ma sarebbero stati interrotti o privati della parola.
Per il presidente Marco Cuchel, il confronto interno deve basarsi su dialogo, rispetto e responsabilità, elementi indispensabili per preservare la credibilità della professione. L’impressione generale, tuttavia, è che il congresso di Genova abbia restituito un’immagine di autoreferenzialità, in contrasto con l’obiettivo dichiarato di “favorire la partecipazione di tutti i colleghi”.
La riforma e il principio di rappresentanza
Il tema centrale dell’incontro era la revisione dell’ordinamento dei commercialisti, un progetto che intende aggiornare le regole di governance e formazione della categoria. Tuttavia, le modalità di gestione del congresso hanno messo in evidenza una contraddizione: mentre si discuteva di inclusione e rinnovamento, molte voci interne lamentavano chiusura e mancanza di ascolto.
L’Anc ha sottolineato che la rappresentanza non deve trasformarsi in strumento di potere personale, ma restare un servizio per gli iscritti. In questa prospettiva, l’associazione chiede maggiore trasparenza amministrativa, un coinvolgimento effettivo dei giovani professionisti e una partecipazione diretta alle decisioni che influenzano l’intera categoria.
Secondo Cuchel, la credibilità degli Ordini professionali dipende dalla capacità di garantire equità, pluralismo e coerenza tra principi dichiarati e comportamenti concreti.
Un campanello d’allarme per la categoria
L’episodio di Genova si inserisce in un contesto già segnato da tensioni interne e mancanza di coesione tra gli organismi rappresentativi. La distanza crescente tra i vertici e la base professionale rischia di compromettere la fiducia degli iscritti e di indebolire la capacità della categoria di affrontare le sfide del mercato e della digitalizzazione.
L’Associazione Nazionale Commercialisti ha annunciato che continuerà a promuovere iniziative di confronto aperto, con l’obiettivo di ricostruire un dialogo costruttivo e restituire centralità alla partecipazione collettiva. Solo attraverso un percorso condiviso – afferma l’associazione – sarà possibile recuperare trasparenza, credibilità e senso di appartenenza in una professione che rappresenta un pilastro dell’economia italiana.
