Crescita economica e Pmi: la sfida delle dimensioni

Giulia Conti

Il confronto sulla competitività del sistema Italia

Il tema della crescita economica italiana e della competitività del suo apparato produttivo è tornato al centro del dibattito politico ed economico nel corso del Cnpr Forum dedicato a sviluppo, integrazione e nuove strategie industriali. L’iniziativa, promossa dalla Cassa di previdenza dei ragionieri ed esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, ha riunito rappresentanti istituzionali e politici con visioni differenti sulle priorità necessarie per rafforzare il sistema Paese.

Il confronto ha evidenziato come la crescita non possa essere valutata solo attraverso i dati macroeconomici, ma debba tenere conto della struttura produttiva, della qualità dell’occupazione e della capacità delle imprese di competere in un contesto europeo sempre più complesso.

Il nodo strutturale delle piccole imprese

Secondo Gianluca Cantalamessa, senatore della Lega, uno dei principali freni allo sviluppo italiano resta la dimensione ridotta delle imprese. La frammentazione del tessuto produttivo limita la possibilità di investire in innovazione, migliorare la qualità dei prodotti e competere su scala internazionale. In quest’ottica, l’introduzione di una legge annuale sulle Pmi, dopo 14 anni di assenza normativa strutturata, viene indicata come uno strumento per favorire aggregazioni, rafforzare la concorrenza e migliorare l’accesso al credito.

Tra gli strumenti richiamati figurano il Fondo di garanzia e i Confidi, considerati essenziali per sostenere la crescita delle imprese di minori dimensioni e accompagnarle verso percorsi di consolidamento.

Italia e Spagna a confronto

Nel dibattito è emerso anche il paragone con la Spagna, spesso citata come esempio di dinamismo economico. Alcuni indicatori mostrano una riduzione della disoccupazione spagnola dall’11,7% al 10,6%, ma permangono criticità legate al reddito reale, che risulta ancora inferiore ai livelli del 2019.

Sul fronte italiano, i dati più recenti indicano un tasso di disoccupazione al 6%, il più basso mai registrato, con risultati particolarmente positivi per giovani, donne e Mezzogiorno. Questi numeri suggeriscono progressi significativi, pur in presenza di problemi strutturali ancora irrisolti.

Stabilità normativa e politiche di lungo periodo

Una lettura diversa è stata proposta da Ilaria Fontana, deputata del Movimento 5 Stelle, che attribuisce la crescita spagnola alla capacità di adottare politiche pubbliche coerenti e pluriennali. Secondo questa visione, la competitività delle imprese italiane non è inferiore, ma viene penalizzata da un contesto normativo instabile, caratterizzato da frequenti cambiamenti delle regole.

La certezza normativa viene indicata come una leva decisiva per consentire alle aziende di pianificare investimenti e strategie industriali, riducendo l’incertezza che frena l’iniziativa imprenditoriale.

Il valore della stabilità politica

Per Alessandro Colucci, esponente di Noi Moderati, la priorità è invece la stabilità istituzionale raggiunta dall’attuale esecutivo. L’Italia viene descritta come uno dei Paesi politicamente più stabili d’Europa, condizione ritenuta fondamentale per avviare riforme di medio-lungo periodo.

In questo quadro, la riduzione del debito pubblico assume un ruolo centrale, poiché considerata essenziale per abbassare il costo del denaro, favorire gli investimenti e creare un ambiente più favorevole per imprese e professionisti.

Critiche sul modello di sviluppo e sulle disuguaglianze

Una posizione fortemente critica è stata espressa da Francesco Emilio Borrelli, rappresentante di Alleanza Verdi e Sinistra, che individua nel modello spagnolo un esempio di politica moderna, capace di affrontare temi come transizione energetica, gestione dell’immigrazione e regolazione dei grandi operatori digitali.

Secondo questa impostazione, l’Italia continua a soffrire di crescenti diseguaglianze sociali, con politiche giudicate insufficienti a tutela di studenti e donne, e con risorse ridotte destinate a sanità e istruzione. Nel dibattito è emersa anche la necessità di misure più eque sul fronte dei costi a carico dei cittadini, come nel caso delle tariffe assicurative.

Tra crescita e trasformazione del modello produttivo

Il confronto ha restituito un quadro articolato: l’Italia mostra segnali di crescita e miglioramento occupazionale, ma resta aperta la questione di come rendere strutturale questo sviluppo. La sfida riguarda la capacità di superare i limiti dimensionali delle Pmi, rafforzare l’innovazione e garantire stabilità normativa, in un’Europa che evolve rapidamente e richiede modelli produttivi più solidi e integrati.