Dazi USA al 30% bloccano la crescita italiana

Francesca Vitali

Effetti immediati sul PIL nazionale e sulle esportazioni

Secondo le stime pubblicate da EY Parthenon, l’introduzione di tariffe doganali statunitensi del 30% a partire dal 1° agosto 2025 comporterebbe per l’Italia una contrazione cumulata del PIL dell’1,4% nell’arco di due anni, cancellando completamente la crescita prevista dello 0,6% per il 2025. In termini assoluti, l’impatto economico sarebbe vicino ai 30 miliardi di euro tra il 2025 e il 2026. Un livello di dazi al 20%, invece, comporterebbe un rallentamento minore ma comunque significativo, con una riduzione stimata dello 0,9% del PIL e perdite intorno ai 20 miliardi di euro.

I comparti industriali più vulnerabili

Le misure protezionistiche annunciate dagli Stati Uniti avranno ripercussioni dirette su alcuni settori chiave dell’export italiano. In particolare, saranno penalizzati il farmaceutico, il food & beverage e diversi segmenti della meccanica avanzata, che contano su volumi consistenti di esportazioni verso il mercato americano. Tuttavia, le conseguenze non si limiteranno ai settori direttamente coinvolti: l’intero sistema produttivo potrebbe risentirne a causa di una minore propensione agli investimenti e a un calo dei consumi interni, indotti dall’incertezza economica.

Impatto europeo diffuso, ma Italia tra i Paesi più colpiti

L’Italia, insieme alla Germania, risulta tra i Paesi europei più esposti, per via della forte vocazione manifatturiera e del peso strategico dell’export industriale verso il Nord America. L’indagine svolta da EY su scala europea indica che le ripercussioni economiche dei dazi potrebbero colpire in modo omogeneo tutti i Paesi dell’Unione Europea, senza significative differenze tra le nazioni del nord e del sud Europa.

Le imprese italiane reagiscono con investimenti e M&A

Nonostante il quadro preoccupante, le aziende italiane stanno mostrando capacità di adattamento. I dati del primo semestre 2025 indicano un aumento del 17% delle operazioni di investimento estero annunciate, passate da 122 a 143, con un valore complessivo cresciuto da 7,1 miliardi a 13,5 miliardi di euro. Anche il mercato delle fusioni e acquisizioni (M&A) ha mostrato dinamismo: nei primi sei mesi dell’anno sono state registrate circa 600 operazioni, per un controvalore di 18,7 miliardi di euro, in crescita rispetto alle 564 operazioni del primo semestre 2024.

Più operazioni, ma di dimensioni contenute

Nonostante l’incremento nel numero di transazioni, si registra una riduzione nel volume economico medio: il valore aggregato delle operazioni si è ridotto del 50%, segno che il mercato rimane attivo ma prudente. A dominare sono i fondi di Private Equity, mentre risultano assenti i grandi accordi superiori al miliardo di euro. Questo comportamento evidenzia una strategia mirata, che predilige operazioni contenute, ma ben calibrate, per affrontare l’incertezza e rafforzare la competitività delle imprese italiane all’estero.

Richieste di misure compensative per i settori a rischio

Di fronte all’impatto immediato dei dazi, il settore industriale italiano ha già sollevato richieste di sostegno per i comparti più esposti. Gli osservatori sottolineano come interventi mirati, da parte delle istituzioni, potrebbero aiutare a mitigare gli effetti economici negativi nel breve termine. In parallelo, il processo di consolidamento aziendale avviato negli ultimi anni sta continuando, grazie anche all’intervento dei fondi e alle opportunità generate dai mercati internazionali, permettendo a molte imprese di aumentare la propria scala operativa.