Dietro la calma apparente dell’inflazione in Italia

Sofia Esposito

Indicatori generali stabili ma spese in aumento

Nel primo semestre del 2025, i dati ufficiali sull’inflazione italiana mostrano un’apparente stabilità, con variazioni contenute tra +1,5% e +1,9% su base annua. Tuttavia, un’analisi dettagliata dei singoli settori evidenzia un contesto economico ben più fragile. Nonostante i numeri complessivi sembrino sotto controllo, molte voci di spesa quotidiana hanno subito aumenti consistenti, influenzando il potere d’acquisto delle famiglie.

Tra gennaio e giugno, i rincari più significativi si sono verificati nei beni alimentari freschi e nei prodotti regolamentati, con un impatto diretto sulla spesa domestica. Mentre l’energia non regolamentata ha mostrato un calo, altri comparti hanno continuato a spingere verso l’alto i costi di beni essenziali.

Carrello della spesa in crescita costante

Il carrello della spesa, uno degli indicatori più rappresentativi per la popolazione, ha registrato un aumento progressivo, passando da +1,7% a gennaio a +3,1% a giugno. Questo incremento, ben al di sopra dell’inflazione media, riflette la pressione sui beni di prima necessità, come frutta, verdura, pane, carne e latticini. In particolare, il mese di maggio ha visto un forte incremento del prezzo delle pere, con un aumento del 32% rispetto all’inizio dell’anno.

La divaricazione tra inflazione generale e settoriale è cresciuta notevolmente: l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari ha superato del 600% il tasso medio dell’inflazione nello stesso periodo. Questo significa che, mentre l’indice ufficiale rimane relativamente stabile, il costo effettivo della vita per i cittadini continua a salire in modo silenzioso ma costante.

Variazioni settoriali nascoste dai dati aggregati

Analizzando le variazioni congiunturali mensili, emergono fluttuazioni significative nei prezzi di beni e servizi specifici. A gennaio, ad esempio, le spese condominiali sono aumentate del +19,6%, seguite dai giochi tradizionali con +10,6%. Al contrario, i voli nazionali e internazionali hanno subito un calo drastico del -32%, riflettendo un rimbalzo dopo i rincari del periodo natalizio.

Questi movimenti, ripetuti in diversi settori mese dopo mese, testimoniano l’instabilità interna del mercato. Ogni mese registra forti oscillazioni nei prezzi, che sfuggono agli indici generali ma si ripercuotono direttamente sui bilanci familiari, soprattutto per chi dipende in larga parte dai consumi essenziali.

Famiglie prudenti: crescono risparmio e incertezza

Nei primi tre mesi dell’anno, il reddito disponibile delle famiglie è aumentato dell’1,8%, mentre i consumi finali si sono fermati a +1,2%. Questo divario suggerisce una crescente cautela nella spesa, con una ripresa della propensione al risparmio, nonostante il lieve miglioramento del potere d’acquisto (+0,9%).

Gli italiani, pur disponendo di maggiore liquidità, tendono a contenere i consumi, influenzati dalla percezione che i prezzi reali – quelli legati ai bisogni quotidiani – siano in crescita continua. Tale comportamento evidenzia una perdita di fiducia nelle dinamiche macroeconomiche, alimentata dalla discrepanza tra gli indicatori ufficiali e la realtà vissuta nei supermercati e nelle bollette.

Cinque anni di erosione del potere d’acquisto

Dal gennaio 2020 al giugno 2025, l’indice generale dei prezzi al consumo in Italia è aumentato del +19,2%. In termini pratici, questo significa che 1.000 euro non protetti dall’inflazione oggi hanno un valore reale inferiore a 840 euro. In soli cinque anni, le famiglie italiane hanno perso quasi il 20% del proprio potere d’acquisto.

Il fenomeno, pur mascherato da una retorica di stabilità, rappresenta una lenta ma costante erosione economica, che penalizza soprattutto le fasce medie e basse della popolazione. Il peso dei rincari sui beni essenziali, in assenza di un adeguato aggiornamento dei salari, contribuisce a un generale impoverimento silenzioso, difficile da rilevare nei dati aggregati ma evidente nella vita quotidiana.