Powell annuncia il primo taglio del 2025
La Federal Reserve guidata da Jerome Powell ha deciso il primo intervento sui tassi d’interesse del 2025, con una riduzione di 0,25 punti percentuali. Il costo del denaro scende così nella fascia compresa tra il 4% e il 4,25%, in linea con le attese dei mercati ma inferiore rispetto alla richiesta di un taglio più incisivo avanzata da parte politica. La decisione è stata approvata dal Federal Open Market Committee con 11 voti favorevoli e un solo contrario, quello di Stephen Miran, nominato recentemente dal presidente Donald Trump, che avrebbe voluto una riduzione di mezzo punto.
Prospettive di ulteriori allentamenti
Il taglio deciso a settembre sembra essere solo l’inizio di un percorso più ampio. La Fed ha infatti anticipato la possibilità di altri due interventi da 25 punti base ciascuno entro la fine dell’anno, previsti per ottobre e dicembre. In parallelo, l’istituto centrale ha aggiornato le stime di crescita per gli Stati Uniti: il Pil è previsto in aumento dell’1,6% quest’anno e dell’1,8% nel 2025. Sul fronte dei prezzi, l’inflazione core – esclusi energia e alimentari – dovrebbe attestarsi al 3,1% nel 2025, con un progressivo calo al 2,6% nel 2026, ancora al di sopra del target del 2% fissato come obiettivo di medio periodo.
Un mercato del lavoro in rallentamento
La decisione della Fed è stata motivata anche dal quadro del mercato del lavoro, che mostra segnali di raffreddamento. Negli ultimi tre mesi la creazione di nuovi posti si è fermata a una media di 29.000 unità al mese, un livello considerato insufficiente a mantenere stabile il tasso di disoccupazione. Secondo Powell, questo andamento riflette sia un calo della forza lavoro disponibile, dovuto a una minore immigrazione e a una partecipazione più bassa, sia un rallentamento della domanda di lavoro da parte delle imprese. L’attenuazione di entrambe le componenti giustifica l’orientamento più accomodante della politica monetaria.
Tensioni politiche con la Casa Bianca
Il ridimensionamento dei tassi ha innescato un nuovo fronte di scontro con il presidente Donald Trump, che da tempo critica la Fed per la presunta lentezza nel tagliare i costi di finanziamento. Trump avrebbe preferito una riduzione più decisa di 0,50 punti percentuali e ha annunciato la volontà di modificare gli equilibri interni del board. Nelle settimane scorse aveva già attaccato la governatrice Lisa Cook, minacciando di rimuoverla a causa di vicende personali. Powell, pur senza rispondere direttamente alle accuse, ha ribadito che tutti i membri del comitato restano impegnati a difendere l’indipendenza dell’istituto centrale, principio cardine della politica monetaria statunitense.
Una fase delicata per la politica monetaria Usa
La Fed si trova a dover bilanciare obiettivi contrastanti: da un lato contenere l’inflazione, ancora superiore al target, dall’altro sostenere un’economia che mostra segni di rallentamento. Il doppio mandato – stabilità dei prezzi e piena occupazione – obbliga Powell e il comitato a un percorso graduale, che cerca di evitare sia il rischio di stagnazione sia quello di un’inflazione troppo persistente. Il cammino dei prossimi mesi sarà determinante per definire il futuro della politica monetaria americana e i suoi riflessi sui mercati internazionali.