La nuova tassa UE: preoccupazioni per le imprese italiane

Francesca Vitali

Una nuova imposta per le grandi aziende europee

La Commissione Europea ha proposto una nuova tassa destinata a colpire le grandi imprese operanti nel mercato unico, chiamata Corporate Resource for Europe (Core). Secondo i dati forniti, questa nuova imposta genererebbe circa 6,8 miliardi di euro annui, utilizzati per finanziare nuove priorità strategiche dell’Unione, come difesa, innovazione e sicurezza dei confini. La tassa colpirebbe tutte le aziende con un fatturato superiore a 100 milioni di euro, indipendentemente dalla loro sede legale.

Il meccanismo della tassa e il rischio per le imprese italiane

Il sistema di tassazione della Core prevede contributi forfettari suddivisi in quattro scaglioni di fatturato. Le aziende con ricavi tra 100 milioni e 249 milioni di euro dovrebbero pagare 100.000 euro, mentre quelle con ricavi superiori a 750 milioni di euro verserebbero fino a 750.000 euro. Unimpresa, l’associazione delle piccole e medie imprese italiane, ha criticato questa misura, affermando che colpire il fatturato anziché i profitti rischia di penalizzare le aziende con margini ridotti e alte spese operative.

Le imprese italiane più colpite: Lombardia in testa

In Italia, circa 3.460 aziende sarebbero coinvolte dal nuovo tributo, con una stima che suggerisce un impatto economico compreso tra 900 milioni di euro e 1,8 miliardi a seconda della percentuale di tassazione. La regione più esposta risulta essere la Lombardia, che da sola concentra oltre il 32% delle imprese interessate. Anche il Sud Italia non è immune, con la Campania e la Puglia che presentano una significativa incidenza di aziende coinvolte.

Settori strategici in difficoltà: manifattura, energia e altro

Il settore che più di tutti risulta vulnerabile è quello manifatturiero, che comprende oltre 1.200 aziende, pari al 35% del totale. Altri comparti fortemente colpiti includono energia, costruzioni, servizi finanziari e commercio. Questi settori, fondamentali per l’occupazione e la crescita economica, rischiano di subire un impatto negativo che potrebbe indebolire la competitività dell’industria italiana.

Preoccupazioni per la competitività e la crescita

Unimpresa ha sollevato gravi preoccupazioni riguardo l’introduzione della Core, sottolineando che l’Italia è già tra i paesi con la più alta pressione fiscale d’Europa, con un carico che supera il 43% del PIL. Le imprese che rappresentano l’export e l’innovazione rischiano di essere messe in difficoltà da una misura che, secondo l’associazione, potrebbe danneggiare la base industriale del Paese e rallentare la già fragile crescita economica.

Le nuove priorità dell’Unione Europea: difesa, innovazione e sicurezza

La proposta della Commissione Europea mira a diversificare le entrate fiscali dell’Unione senza aumentare i contributi nazionali. Tra le nuove aree di finanziamento, vi sono l’aumento dei fondi per la difesa (da 2 a 10 miliardi di euro), l’incremento delle risorse per la gestione dei flussi migratori e una maggiore attenzione alla ricerca e innovazione per competere con le potenze globali come Stati Uniti e Cina. Tuttavia, gli imprenditori italiani temono che, se l’impianto della Core non verrà modificato, il sistema industriale nazionale potrebbe subire danni significativi.

Prossimi sviluppi: negoziati e rischi per il settore industriale

Il dibattito sulla proposta della Core è solo all’inizio. La Commissione Europea dovrà negoziare i dettagli con il Parlamento Europeo e il Consiglio. Intanto, il settore imprenditoriale italiano guarda con preoccupazione l’evolversi della situazione, temendo che l’introduzione di questa tassa possa indebolire ulteriormente la competitività delle sue aziende, soprattutto in un periodo economico già difficile.