Nuovo contributo sulle micro-spedizioni extra-UE

Matteo Romano

Una misura per controllare il flusso dei pacchi a basso valore

Con la manovra economica arriva una nuova imposizione sulle micro-spedizioni provenienti da Paesi extra-UE. Il contributo di 2 euro per ogni pacco con valore dichiarato inferiore a 150 euro è stato pensato per contrastare la crescita vertiginosa degli invii dall’Asia, in particolare dalle piattaforme Shein, Temu e AliExpress, la cui presenza è aumentata in Europa dell’11,8% nell’ultimo anno.
La decisione non riguarda solo i pacchi in entrata: per evitare la configurazione di un dazio, il contributo sarà applicato anche alle spedizioni in uscita dall’Italia.

Il provvedimento si inserisce nel quadro del nuovo sistema doganale europeo, che dal 2026 dovrebbe superare definitivamente l’esenzione dai dazi sulle micro-importazioni. L’obiettivo è attenuare gli effetti di un modello commerciale basato su prodotti dal valore molto basso e spediti singolarmente, spesso con controlli insufficienti.

Le ragioni della stretta su Shein, Temu e AliExpress

L’intervento nasce dalle pressioni di varie filiere italiane, in particolare quella della moda, che chiedono da tempo un contenimento del cosiddetto ultra fast fashion. Secondo le associazioni del settore, l’arrivo giornaliero di milioni di pacchi minimi — oltre 12 milioni al giorno in Europa — crea uno squilibrio competitivo a causa dei costi produttivi estremamente ridotti delle piattaforme asiatiche.

Il Governo punta così a rendere più trasparente il percorso doganale e a prevenire fenomeni collegati alla contraffazione e alla mancata conformità degli standard europei. L’Italia, insieme ad altri otto Paesi UE, ha sollecitato Bruxelles ad adottare strumenti comuni di controllo, inclusa una possibile estensione degli obblighi previsti dal Digital Services Act per i marketplace extra-europei.

In questo contesto, la Commissione europea ha già iniziato a richiedere informazioni ai principali operatori asiatici, valutando eventuali approfondimenti ufficiali sulle loro modalità operative.

Una tassa semplice: 2 euro per ogni spedizione sotto i 150 euro

La misura è concepita come un contributo unico applicato all’intera spedizione, indipendentemente dal numero di articoli contenuti.
Il meccanismo funziona così:

  • si applica a pacchi con valore dichiarato inferiore a 150 euro;
  • riguarda tutte le spedizioni da Paesi extra-UE;
  • non colpisce il singolo prodotto ma l’intero collo;
  • il contributo è riscosso dagli operatori che si occupano dell’importazione o della consegna.

Per chiarire l’impatto: un ordine da 4 euro pagherà comunque il contributo di 2 euro, con un incremento del 50% rispetto al costo iniziale. È proprio questo il punto della misura: scoraggiare acquisti frammentati e non indispensabili, che alimentano flussi di spedizioni difficili da monitorare.

Gli effetti attesi su consumatori e piattaforme

Per i consumatori, la conseguenza più immediata sarà il minor appeal degli acquisti impulsivi di piccolo importo. L’inserimento automatico del contributo potrebbe spingere verso ordini più grandi, raggruppati in un’unica spedizione per ammortizzare il costo aggiuntivo.

Le piattaforme extra-UE dovranno decidere se assorbire internamente il contributo oppure ribaltarlo sul cliente finale. Una scelta che varierà in base alle strategie commerciali: assorbire il costo potrebbe proteggere la competitività, mentre trasferirlo ai clienti aumenterebbe i prezzi finali e ridurrebbe i margini di convenienza.

Il Governo italiano stima che il nuovo contributo possa generare centinaia di milioni di euro all’anno, risorse da destinare alla copertura di diverse misure della manovra e al sostegno di comparti produttivi penalizzati dalla concorrenza ultra low cost.

Verso un coordinamento europeo sulle micro-importazioni

La tassazione italiana si muove parallelamente ai lavori europei su una riforma complessiva dei dazi. Bruxelles valuta l’introduzione di una tassa comune per i pacchi sotto i 150 euro, con entrata in vigore prevista per inizio 2026, in concomitanza con la revisione delle soglie doganali.

Per evitare difformità tra i singoli Paesi, l’Italia insiste sull’urgenza di una regia europea: un approccio frammentato rischierebbe infatti di spostare i flussi logistici verso gli Stati con regole più permissive, vanificando gli sforzi nazionali.