Ascesa del metallo prezioso ai massimi storici
Ieri il prezzo dell’oro ha segnato un nuovo massimo, oltrepassando la barriera dei 3.500 dollari l’oncia e attestandosi a 3.535 dollari al termine della seduta. Da inizio anno il metallo giallo ha registrato un incremento del 33%, confermandosi il principale bene rifugio in un contesto di forte instabilità economica e geopolitica. Negli ultimi due anni, la crescita complessiva ha superato il 90%, battendo le performance di argento, S&P 500, Msci Acwi e persino i principali indici obbligazionari.
Geopolitica e politica monetaria come motori della corsa
La domanda crescente di oro riflette il clima di incertezza globale. Le tensioni commerciali tra Stati Uniti ed Europa, insieme ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente, hanno indotto gli investitori a orientarsi verso asset difensivi. A questi elementi si aggiungono i dubbi sull’indipendenza della Federal Reserve, dopo le pressioni della Casa Bianca e le attese di un probabile taglio dei tassi già a settembre, stimato dai mercati con una probabilità vicina al 90%. Le prospettive a fine anno parlano già di un obiettivo di 3.600 dollari l’oncia, rafforzando ulteriormente la fiducia sul metallo.
Pressione sui titoli di Stato e sui rendimenti
Parallelamente alla corsa dell’oro, i rendimenti obbligazionari hanno toccato livelli inediti. In Gran Bretagna, i Gilt a 30 anni hanno segnato il 5,7%, massimo dal 1998, spinti dalle preoccupazioni legate alla situazione fiscale dopo il rimpasto del governo guidato da Keir Starmer. Negli Stati Uniti, i Treasury trentennali sono risaliti fino al 5%, complice una sentenza della Corte d’Appello che ha invalidato gran parte dei dazi introdotti dall’amministrazione presidenziale. L’aumento dei premi sul debito riflette la crescente difficoltà dei governi nel gestire finanze pubbliche fragili in un contesto di tassi elevati.
Borse in rosso in Europa e negli Stati Uniti
Le principali piazze europee hanno chiuso in territorio negativo. Francoforte ha perso il 2,29%, Milano l’1,61%, Londra lo 0,87% e Parigi lo 0,7%. A New York, anche Wall Street ha accusato ribassi, trascinata verso il basso dalle vendite sui titoli tecnologici. L’andamento evidenzia una crescente propensione alla cautela, con gli operatori che scelgono oro e obbligazioni sovrane come rifugio, evitando un’eccessiva esposizione verso asset più volatili.
Valute sotto pressione e stabilità precaria
Sul fronte valutario, la sterlina ha perso oltre l’1% contro le principali divise, zavorrata dalle tensioni legate al debito britannico. L’euro, nonostante le incertezze politiche in Francia, è riuscito a mantenere quota 1,16 sul dollaro. Tuttavia, il quadro generale rimane fragile: con un debito globale ai massimi storici e prospettive di crescita ridotte, i mercati si trovano di fronte a un equilibrio instabile caratterizzato da maggiore esposizione all’oro, rendimenti obbligazionari elevati e progressivo abbandono degli asset più rischiosi.