Introduzione: il peso fiscale delle bollette
Dopo lo shock energetico causato dall’invasione russa dell’Ucraina, le famiglie europee si sono trovate ad affrontare bollette sempre più alte. Nonostante una recente stabilizzazione dei prezzi, l’elettricità e il gas restano costi rilevanti per i cittadini. Una parte significativa di queste spese deriva da tasse e imposte, che variano fortemente da un Paese all’altro. In alcuni casi, gli interventi pubblici hanno addirittura portato a quote fiscali negative. L’Indice dei Prezzi dell’Energia per le Famiglie (HEPI) offre un quadro dettagliato sulla situazione fiscale nei diversi Paesi europei.
Quanto pesano le tasse sull’elettricità?
Nel 2024, la media delle tasse sull’elettricità domestica nelle capitali UE era del 22%, suddivisa tra IVA (14%) e imposte sull’energia (8%). Le differenze sono però marcate: ad Amsterdam la quota fiscale è risultata negativa (meno 26%), mentre Copenaghen ha toccato il 49%, seguita da Stoccolma con il 41%. Anche Bruxelles (37%), Berlino (34%), Oslo (33%) e Madrid (32%) superano il 30% di pressione fiscale sulle bollette elettriche.
I Paesi con imposte negative o minime
Amsterdam e Lussemburgo applicano una politica fiscale unica. Nei Paesi Bassi, i consumatori beneficiano di un credito d’imposta superiore all’importo della tassa sull’energia, portando a una quota fiscale negativa. Anche a La Valletta, Nicosia e Dublino le tasse sull’elettricità restano molto basse, sotto l’11%. Questi interventi mirano a favorire l’elettrificazione e ridurre l’uso del gas.
Tassazione del gas: ancora più alta
Le imposte sul gas risultano in media più elevate di quelle sull’elettricità, con una quota media del 28% nell’UE. I livelli più alti si registrano ad Amsterdam (49%), Berlino (40%), Vienna (32%) e Parigi (30%). Al contrario, Zagabria (5%), Atene e Belgrado (9%) e Londra (11%) applicano aliquote molto più basse. A Vilnius, le famiglie ricevono persino un rimborso fiscale, portando la quota a meno 5%.
Fattori alla base delle differenze fiscali
Le differenze dipendono da politiche energetiche nazionali, strutture di mercato e strategie ambientali. La Danimarca, ad esempio, utilizza la tassazione per incentivare la transizione verde, investendo nelle energie rinnovabili. Nei Paesi Bassi, l’elettricità è incentivata mentre il gas è fortemente tassato. Queste scelte riflettono approcci mirati alla sostenibilità e all’elettrificazione domestica.
Quote fiscali vs costi effettivi
Una quota fiscale simile non implica necessariamente un importo identico. A Roma e Budapest la tassa sull’elettricità rappresenta il 21%, ma in termini assoluti a Roma si pagano 6,8 c€/kWh, mentre a Budapest solo 1,92 c€/kWh. Questo evidenzia come anche i prezzi base dell’energia influenzino l’impatto delle imposte.
Prezzi dell’energia in Europa: il divario resta ampio
I prezzi variano drasticamente: nel 2025, l’elettricità domestica va da 9,1 c€/kWh a Budapest a 40,4 c€/kWh a Berlino. Il gas oscilla tra 2,5 c€/kWh e 34,1 c€/kWh. Tuttavia, il potere d’acquisto (PPS) deve essere considerato per comprendere il reale peso delle bollette sui cittadini. Le differenze tra prezzi nominali e corretti PPS spiegano perché alcuni Paesi, pur con alte tariffe, risultano più accessibili di altri.
Le tasse sulle bollette energetiche in Europa variano in base a politiche nazionali e obiettivi ambientali. Alcuni Paesi puntano su incentivi e sgravi, altri su tassazione elevata per finanziare la transizione ecologica. Capire queste dinamiche è fondamentale per interpretare correttamente il costo dell’energia e le sue implicazioni economiche per le famiglie europee.