L’ingresso della holding Del Vecchio
La Delfin, cassaforte della famiglia Del Vecchio con una partecipazione del 19,8% in Mediobanca, ha deciso di conferire una parte significativa delle proprie azioni all’Offerta pubblica di scambio (Ops) promossa da Mps. Questa scelta ha determinato un improvviso incremento del livello di adesioni, che ha raggiunto il 13,47% del capitale. L’operazione, anticipata rispetto alla scadenza fissata per l’8 settembre, rappresenta un segnale forte in vista delle prossime decisioni societarie.
Un segnale prima dell’assemblea
La mossa di Delfin assume un valore strategico anche in considerazione dell’assemblea dei soci di Mediobanca, prevista per il 21 settembre. In quella sede i soci dovranno votare sull’Ops riguardante Banca Generali, iniziativa avanzata dall’amministratore delegato Alberto Nagel. Nonostante l’adesione all’offerta di Mps, Delfin dovrebbe orientarsi su un voto contrario o su un’astensione riguardo al progetto di Piazzetta Cuccia, rafforzando così il fronte degli oppositori.
Equilibri azionari e fronti contrapposti
Secondo le stime, il fronte del “no” all’operazione guidata da Nagel raccoglie circa il 40% del capitale, comprendendo, oltre a Delfin, anche Francesco Gaetano Caltagirone (9,9%), le casse previdenziali, Anima, Amundi e probabilmente i Benetton (2,2%). A favore di Nagel si sono espressi alcuni investitori istituzionali, tra cui la Norges Bank e cinque fondi pensione nordamericani, che insieme detengono circa il 2% del capitale. La posizione di Unicredit resta incerta: a luglio l’istituto possedeva indirettamente circa il 2% del capitale di Mediobanca. Un ruolo potenzialmente decisivo potrebbe spettare a Blackrock, salita al 5%, che tuttavia non ha ancora dichiarato le proprie intenzioni di voto.
I numeri dell’offerta di Siena
Per Mps, la soglia minima prevista dall’offerta è pari al 35% delle adesioni, ormai considerata vicina. L’amministratore delegato Luigi Lovaglio punta però a un obiettivo più ambizioso: raggiungere il 66,6%, livello che consentirebbe di esercitare il pieno controllo dell’assemblea e influenzare in modo decisivo la futura governance di Mediobanca. Anche un risultato compreso tra il 35% e il 40% consentirebbe comunque a Siena di avere un’influenza significativa sulle scelte manageriali, mettendo in discussione la posizione di Nagel.
Le incognite sull’affluenza
Molto dipenderà dal livello di partecipazione dei soci all’assemblea di settembre. Se l’affluenza si attestasse intorno al 70-75%, le possibilità di Nagel di ottenere il via libera sarebbero ridotte. Un’affluenza più ampia, fino a toccare l’80%, potrebbe riequilibrare gli equilibri interni e rafforzare le possibilità di successo dell’attuale dirigenza di Piazzetta Cuccia.