Il semestre peggiore dal 1973 per il biglietto verde
La supremazia del dollaro sui mercati globali non è mai stata così in discussione come nel primo semestre del 2025. Il biglietto verde ha perso oltre il 10,8% rispetto a un paniere di sei principali valute internazionali (euro, yen, sterlina, dollaro canadese, corona svedese e franco svizzero), registrando la sua peggior performance dal 1973. A pesare sul dollaro sono stati l’incertezza sui dazi imposti dall’amministrazione Trump e i timori crescenti sulla sostenibilità del debito pubblico statunitense, che potrebbe crescere ulteriormente con l’approvazione della nuova legge di bilancio.
Euro in rally e pressioni sulla BCE
In questo scenario, l’euro ha guadagnato quasi il 14% sul dollaro, superando quota 1,18 e raggiungendo i massimi da settembre 2021. Un rafforzamento che crea sfide per la Banca Centrale Europea, impegnata a stimolare l’economia dell’Eurozona con una politica di taglio dei tassi. Il cambio forte rischia di frenare ulteriormente la ripresa, rendendo più difficili le esportazioni europee in un contesto di domanda esterna indebolita.
Debolezza strutturale o transitoria?
L’attuale indebolimento del dollaro è aggravato dalle attese di una Federal Reserve più accomodante. Con la scadenza del mandato di Jerome Powell nel 2026, i mercati speculano su una nomina politica più vicina agli obiettivi della Casa Bianca. Questo alimenta i dubbi sull’indipendenza della Fed, contribuendo alla perdita di fiducia nel dollaro. Tuttavia, secondo Peder Beck-Friis di Pimco, il dollaro manterrà comunque il suo status di valuta di riserva dominante almeno per i prossimi cinque anni, grazie al suo ruolo centrale nei mercati e alla mancanza di alternative credibili.
Nessuna valuta alternativa all’orizzonte
Come spiega Raphael Gallardo, capo economista di Carmignac, le possibili alternative al dollaro sono deboli: il renminbi non è convertibile, l’Eurozona non dispone di un Tesoro unico, e il Giappone affronta un calo demografico strutturale. In questo contesto, cresce l’interesse verso l’oro e altre materie prime strategiche come petrolio, rame e litio. Anche le criptovalute a offerta fissa, non confiscabili e integrate nei sistemi di pagamento, iniziano a rappresentare un’alternativa per il settore privato.
I mercati emergenti tra i beneficiari
Secondo Ygal Sebban di Gam, un dollaro debole favorisce i mercati emergenti attraverso tre canali: afflussi di capitale, riduzione del costo del debito in USD e miglioramento dei prezzi delle commodity. Inoltre, consente alle banche centrali locali maggiore flessibilità per allentare la politica monetaria. Le previsioni indicano un ulteriore indebolimento del dollaro, sostenuto da politiche fiscali espansive e da aspettative inflazionistiche persistenti.
Il 2025 segna un punto critico per la credibilità del dollaro, ma la sua leadership nei mercati globali non sembra ancora a rischio. L’assenza di una valuta concorrente robusta mantiene intatta la centralità del biglietto verde, anche in un contesto di instabilità politica e squilibri fiscali. Nel frattempo, le dinamiche valutare offrono nuove opportunità ai mercati emergenti e rafforzano il ruolo delle riserve alternative, in un mondo sempre più multipolare.