Investire in Francia dopo il taglio di Fitch

Giulia Conti

Il downgrade e le prime reazioni del mercato

La decisione di Fitch di abbassare il giudizio sulla Francia da AA- a A+ è arrivata in un momento di forte instabilità politica, segnato dalla crisi che ha travolto il governo Bayrou. L’effetto immediato è stato l’aumento dei rendimenti degli OAT decennali, che hanno toccato i 72 punti base di differenziale rispetto al Bund tedesco. Per alcune scadenze più brevi, i titoli francesi hanno persino superato i BTP italiani, segnalando una crescente diffidenza da parte degli investitori.

Italia favorita dal mercato nonostante i rating

Mentre Parigi arretra, l’Italia registra un risultato sorprendente. Le ultime aste di BTP hanno raccolto richieste per oltre 100 miliardi di euro a fronte di un’offerta di soli 18 miliardi, evidenziando una fiducia elevata da parte degli investitori. Questo successo stride con le valutazioni ufficiali: l’Italia resta classificata a BBB+, mentre la Francia conserva un giudizio più alto nonostante le difficoltà. Per il mercato, tuttavia, la prudenza della gestione del debito italiano viene premiata più del voto delle agenzie.

OAT tra speculazione e rischio

Il ridimensionamento del rating francese apre a scenari contrastanti. Da un lato, gli OAT offrono potenzialità speculative: se la situazione fiscale e politica si stabilizza, i titoli potrebbero rivalutarsi rapidamente. Dall’altro, in assenza di correttivi di bilancio, Parigi sarà costretta a garantire cedole più elevate per attrarre capitali, aumentando la volatilità. Gli investitori più aggressivi possono vedere un’opportunità tattica, mentre chi predilige stabilità potrebbe preferire soluzioni meno esposte al rischio sovrano francese.

Le indicazioni delle case di investimento

Diverse società di gestione hanno espresso valutazioni caute. Alcuni analisti ritengono che lo spread OAT-Bund, vicino ai massimi decennali, possa restringersi se emergerà un quadro politico più stabile. Tuttavia, non si esclude un allargamento fino a 90-100 punti base nel caso di politiche fiscali espansive. Altri operatori sottolineano che la tensione sui titoli francesi non è un episodio isolato, ma parte di un fenomeno più ampio che riguarda la sostenibilità del debito pubblico a livello globale. La parola d’ordine rimane quindi prudenza e selettività.

I grandi gruppi francesi e il rating aziendale

Il declassamento sovrano ha posto sotto osservazione anche le multinazionali francesi quotate. Nel settore del lusso, L’Oréal e LVMH mantengono giudizi di alta qualità (AA e AA-), mentre Kering scende a BBB+. Tra le realtà industriali, Airbus si colloca su A e Stellantis su BBB, mentre Renault si ferma a BB+, segnalando un rischio maggiore. Sul fronte bancario, BNP Paribas conserva un rating A, mentre Crédit Agricole e Société Générale restano più solide con AA-. Questa eterogeneità riflette differenze strutturali e la percezione del rischio Paese, che non colpisce in modo uniforme tutti i settori.

Opportunità nei settori difensivi

Nonostante l’incertezza, la Francia continua a offrire poli di attrazione per gli investitori globali. I comparti del lusso e della cosmetica restano i più resilienti, con prospettive di crescita internazionale e minore esposizione alla congiuntura interna. Al contrario, l’automotive e le aziende legate al mercato domestico sono più vulnerabili agli effetti dell’aumento dei rendimenti e all’allargamento degli spread. Per i capitali internazionali, il Paese rimane quindi un terreno di investimento selettivo: forte appeal per le eccellenze globali, ma prudenza nei settori ciclici.