Mediobanca, cresce la tensione sull’operazione Banca Generali

Giulia Conti

Nuova offensiva di Caltagirone contro l’Ops

La battaglia in corso intorno a Mediobanca si intensifica con il nuovo intervento di Francesco Gaetano Caltagirone, socio di peso con una quota del 9,9%. L’imprenditore, tramite la sua società VM 2006, ha contestato la decisione di anticipare al 21 agosto l’assemblea degli azionisti chiamata a esprimersi sull’offerta pubblica di scambio per Banca Generali. L’assemblea, inizialmente fissata per il 25 settembre e rinviata a giugno per fornire maggiori informazioni ai soci, viene ora considerata ancora priva di elementi fondamentali per una valutazione consapevole.

Criticità e mancanza di trasparenza

Secondo VM 2006, restano non chiariti i dettagli economici e contrattuali degli accordi di partnership strategico-industriale di lungo periodo che dovrebbero legare Mediobanca, Assicurazioni Generali e Banca Generali nei settori della bancassurance, dell’asset management e dell’insure-banking. Inoltre, non sono ancora definiti i rischi legati allo scambio azionario che prevede il trasferimento del 13,2% di Generali, oggi in mano a Mediobanca, contro la quota di controllo di Banca Generali detenuta dal gruppo assicurativo guidato da Philippe Donnet.

Assemblea a porte chiuse e polemiche

Il malcontento cresce anche per le modalità scelte dal management di Mediobanca: l’assemblea si svolgerà a porte chiuse e da remoto, soluzione che ricorda le restrizioni dell’era pandemica e che viene percepita come un segnale negativo dal mercato. Alcuni osservatori, come l’economista Rony Hamaui dell’Università Cattolica di Milano, hanno criticato la rapidità e la segretezza della convocazione, sottolineando possibili conflitti di interesse e rapporti troppo stretti tra le parti coinvolte.

Gli schieramenti tra favorevoli e contrari

Il record date ha definito la platea degli azionisti aventi diritto di voto. L’affluenza stimata si aggira tra il 75% e l’80%, con un fronte di contrari o astenuti attorno al 40%. Tra questi figurano oltre a Caltagirone, la Delfin di Leonardo Del Vecchio (19,8%), Mps (attiva con un’offerta su Mediobanca), Enpam ed Enasarco (5-6% complessivi) e la famiglia Benetton (2,2%). Incerta invece la posizione di Andrea Orcel, accreditato di circa il 3% tra partecipazioni dirette e per conto clienti.

Fondi istituzionali e proxy advisor in campo

Sul fronte opposto si collocano i membri residui del patto di sindacato, ormai ridotto al 7,8% dopo l’uscita di Mediolanum e del gruppo Gavio, insieme a una nutrita presenza di fondi istituzionali come BlackRock, recentemente salito oltre il 5%. Questi ultimi dovrebbero seguire le indicazioni favorevoli espresse dai principali proxy advisor internazionali, tra cui ISS, Glass Lewis e, da ultimo, Pirc, che ha confermato la raccomandazione di votare a favore dell’Ops su Banca Generali.