Mps conquista Mediobanca con il 62,3% delle adesioni

Giulia Conti

Il successo dell’Opas e il cambio di scenario

La finanza italiana segna una tappa cruciale con l’esito favorevole dell’Opas di Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca. Alla scadenza dell’offerta, le adesioni hanno raggiunto il 62,3%, con la possibilità che la quota aumenti ulteriormente grazie alla riapertura dei termini per altri cinque giorni. Lanciata lo scorso gennaio, l’operazione conferma il successo dell’iniziativa di Rocca Salimbeni contro il “salotto buono” milanese, dando avvio a una nuova stagione negli equilibri di potere del sistema bancario italiano.

Verso le dimissioni del cda di Mediobanca

Il risultato dell’Opas sarà al centro del consiglio di amministrazione di Mediobanca previsto per il 18 settembre. L’attuale consiglio di amministrazione, guidato dall’amministratore delegato Alberto Nagel, dovrebbe presentarsi già dimissionario, mantenendo eventualmente l’incarico solo fino all’assemblea del 28 ottobre, destinata a eleggere la nuova governance. Nonostante le resistenze espresse dal cda, che aveva giudicato l’operazione priva di vantaggi industriali, la massa di adesioni ha superato ogni previsione, rendendo di fatto inevitabile un cambio ai vertici.

I dettagli dell’offerta e le adesioni record

In un primo momento Montepaschi aveva posto come traguardo minimo il 66,7%, ma a giugno ha deciso di rinunciare a tale soglia, precisando che già il superamento del 35% sarebbe stato sufficiente a esercitare il controllo su Piazzetta Cuccia. L’adeguamento delle condizioni economiche dell’offerta – 2,533 azioni Mps più 0,90 euro in contanti per ogni azione Mediobanca – ha favorito la corsa alle adesioni, passate in pochi giorni dal 45,8% a oltre il 60%, pari a 134.114.712 richieste. Il traguardo del 66,6%, necessario per controllare l’assemblea straordinaria, potrebbe essere raggiunto durante la riapertura dei termini.

Il progetto del terzo polo bancario

Con l’appoggio del governo, che dal 2017 è presente nel capitale di Mps, prende corpo il piano di trasformare Rocca Salimbeni nel perno di un terzo polo bancario nazionale. L’istituto senese, guidato dal 2022 da Luigi Lovaglio, punta a rafforzare il proprio ruolo nel settore, anche grazie agli intrecci azionari che collegano Mediobanca a Generali, custode di una parte rilevante del risparmio italiano. In questo intreccio di partecipazioni figurano attori di rilievo come Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, e l’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone, che hanno acquisito quote in Mps e ricoprono già un ruolo di primo piano nell’azionariato di Mediobanca e Generali.

Nuovi equilibri tra i soci e prospettive future

La recente decisione dei partecipanti all’accordo di consultazione tra soci Mediobanca, pari al 5,97% del capitale, di sciogliere l’intesa a partire dall’8 settembre, segna un ulteriore passo verso una redistribuzione degli equilibri. Con Delfin al 19,4% e Caltagirone al 5,5% in Mediobanca, oltre alle rispettive quote in Generali (circa 10% e 6,5%), il nuovo assetto appare destinato a incidere profondamente sulla governance delle principali istituzioni finanziarie italiane. I prossimi mesi chiariranno se il progetto del terzo polo riuscirà a consolidarsi e a garantire una maggiore stabilità al sistema bancario nazionale.