Occupazione record in Italia, cala l’inattività

A maggio superati i 24,3 milioni di occupati

Secondo l’Istat, a maggio 2025 l’Italia ha raggiunto un numero record di occupati: 24,3 milioni, il valore più alto dall’inizio delle serie storiche nel 2004. Rispetto a gennaio 2020, ovvero prima della pandemia, si contano quasi 1,3 milioni di lavoratori in più. Questo risultato positivo si accompagna a una riduzione degli inattivi e a un leggero aumento della disoccupazione, effetto del rientro di molte persone nel mercato del lavoro.

Aumentano anche i disoccupati: più attivi sul mercato

Nonostante la crescita degli occupati (+0,3%, pari a +80.000 unità), sale anche il numero dei disoccupati, che raggiungono 1,691 milioni (+113.000 su aprile e +15.000 su base annua). Questo aumento spinge il tasso di disoccupazione al 6,5% (+0,4 punti), mentre la disoccupazione giovanile sale al 21,6% (+1,7 punti).

L’aumento della disoccupazione, nonostante l’espansione dell’occupazione, è spiegato dall’incremento della partecipazione attiva al mercato del lavoro. In altre parole, sempre più persone che prima erano inattive ora cercano un impiego.

In calo gli inattivi, in particolare tra i 15 e i 64 anni

La popolazione inattiva tra i 15 e i 64 anni è scesa a 12,1 milioni, con un calo di 172.000 unità rispetto ad aprile e di 320.000 rispetto a maggio 2024. Il tasso di inattività è così sceso al 32,6% (-0,5 punti), confermando una tendenza di maggiore coinvolgimento della popolazione nel mercato del lavoro.

La crescita degli occupati ha riguardato uomini e donne, lavoratori autonomi e dipendenti permanenti, soprattutto nella fascia d’età sopra i 50 anni. Al contrario, si registra un calo tra i dipendenti a termine e nelle fasce più giovani.

Il tasso di occupazione sale al 62,9%

Il tasso di occupazione ha raggiunto il 62,9% (+0,2 punti su aprile), trainato dalla ripresa strutturale dell’economia e dall’aumento della partecipazione al lavoro. L’incremento dell’occupazione stabile e la riduzione dell’inattività indicano un miglioramento complessivo del mercato del lavoro, pur con criticità persistenti sul fronte giovanile e dei contratti temporanei.