Ue contro l’Italia per il golden power bancario

Giulia Conti

Bruxelles prepara due procedimenti formali

La Commissione Europea si appresta ad aprire due procedimenti nei confronti dell’Italia per l’utilizzo del golden power nel settore bancario. L’iniziativa nasce dal recente blocco alla tentata acquisizione di Banco Bpm da parte di Unicredit, ritenuto da Bruxelles un intervento potenzialmente lesivo dei principi del mercato unico europeo.
Secondo quanto trapela da ambienti comunitari, i procedimenti riguarderanno da un lato la violazione delle regole sulla concorrenza e dall’altro la presunta incompatibilità della normativa italiana con le direttive europee in materia di fusioni e acquisizioni. L’obiettivo dell’Ue è limitare l’uso discrezionale dei poteri speciali che, secondo Bruxelles, ostacolano il processo di consolidamento bancario nell’Eurozona.

Il nodo del decreto che bloccò Unicredit

Al centro del contenzioso si trova il decreto del governo italiano che, a luglio 2025, ha esercitato il golden power sulla scalata di Unicredit a Banco Bpm. A seguito dell’intervento, la banca guidata da Andrea Orcel ha deciso di ritirare la proposta, rinunciando di fatto a una delle operazioni più significative per il riassetto del credito italiano.
La Commissione intende ora chiedere all’Italia di ritirare il decreto e di riformare l’intera normativa che regola i poteri speciali, ritenuta eccessivamente restrittiva e non conforme al diritto dell’Unione. Entro metà novembre Bruxelles dovrebbe inviare due lettere formali a Roma, nelle quali si contesteranno sia i criteri procedurali sia la sostanza delle misure adottate.

Le motivazioni giuridiche dell’Unione Europea

Il documento preliminare elaborato a Bruxelles, lungo 56 pagine, sostiene che il provvedimento italiano violi l’articolo 21 del Regolamento sulle concentrazioni e non dimostri in modo convincente che l’operazione Unicredit–Bpm rappresentasse un rischio per la sicurezza nazionale.
Le presunte infrazioni individuate sono due: una di natura procedurale, per la mancata comunicazione preventiva alla Commissione, e una sostanziale, in quanto il decreto limiterebbe la libera circolazione dei capitali e interferirebbe con la competenza esclusiva della Banca Centrale Europea in materia di vigilanza prudenziale.

Possibili risvolti e richiesta di risarcimento

Nel caso in cui l’Ue dovesse confermare la violazione, Roma potrebbe essere chiamata a modificare la legislazione sul golden power e a revocare gli effetti del decreto relativo a Unicredit. A quel punto la banca milanese avrebbe la possibilità di chiedere un risarcimento per i danni economici subiti, legati al mancato completamento dell’operazione.
Il governo italiano, tuttavia, manterrebbe la facoltà di ricorrere alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, aprendo così un contenzioso potenzialmente lungo e complesso, con ricadute sul quadro normativo e sul mercato finanziario nazionale.

Implicazioni per Germania e Spagna

L’iniziativa di Bruxelles non riguarda soltanto l’Italia. La Commissione sta monitorando anche i casi di Germania e Spagna, dove analoghi strumenti di tutela nazionale sono stati utilizzati per bloccare fusioni transfrontaliere.
In Germania, la questione coinvolge ancora Unicredit, impegnata in un tentativo di acquisizione di Commerzbank, operazione che ha incontrato l’opposizione del governo tedesco. In Spagna, dinamiche simili hanno interessato alcune operazioni di consolidamento nel credito locale.
L’obiettivo dell’Ue è favorire un mercato bancario più integrato, riducendo le barriere nazionali che ostacolano la creazione di gruppi paneuropei competitivi a livello globale.