Unicredit sale in Commerzbank, Berlino resiste

Matteo Romano

La crescita della partecipazione italiana

Il gruppo Unicredit, guidato da Andrea Orcel, ha rafforzato la propria presenza in Commerzbank, portando la partecipazione al 26% attraverso la conversione di un ulteriore pacchetto di derivati. L’operazione conferma la strategia annunciata a luglio e avvicina l’istituto di Piazza Gae Aulenti alla soglia del 29%, livello che determinerebbe l’obbligo di un’Offerta Pubblica di Acquisto (OPA). Nonostante ciò, la banca italiana ha precisato di non avere al momento intenzione di chiedere rappresentanza nel consiglio di amministrazione, limitandosi a osservare i progressi della banca tedesca in termini di solidità e creazione di valore.

La risposta del governo tedesco

Il rafforzamento della quota italiana ha trovato un ostacolo nel governo di Friedrich Merz, secondo azionista di Commerzbank con circa il 12%. Le autorità di Berlino hanno definito l’operazione come un’iniziativa non concordata e potenzialmente ostile, ribadendo la volontà di non cedere la propria partecipazione. La posizione tedesca rappresenta un chiaro segnale di difesa verso un gruppo bancario considerato strategico per l’economia nazionale. Già a inizio luglio, quando Unicredit aveva convertito una parte della propria posizione sintetica raggiungendo circa il 20% dei diritti di voto, il governo aveva invitato Orcel a fermarsi.

Le performance di Commerzbank

Dal canto suo, Commerzbank ha dichiarato che l’aumento della quota da parte di Unicredit non modifica la situazione operativa della banca. Nel primo semestre del 2025 l’istituto ha registrato un utile operativo record pari a 2,4 miliardi di euro, risultato definito il migliore della sua storia. L’amministratrice delegata Bettina Orlopp ha riconosciuto la complessità di avere come principale azionista un concorrente diretto sul mercato tedesco, sottolineando comunque l’impegno a garantire valore a tutti gli stakeholder, compreso il nuovo socio di riferimento. La banca non ha avuto contatti diretti con Unicredit riguardo a eventuali richieste di posti in cda.

Le sfide occupazionali e industriali

Parallelamente, Commerzbank si prepara a concludere un accordo con i sindacati che prevede la riduzione di 3.900 posti di lavoro a tempo pieno, un piano che rientra nelle strategie di riorganizzazione avviate negli ultimi anni. Tale misura riflette le difficoltà di un settore bancario alle prese con margini ridotti, digitalizzazione e necessità di contenere i costi, nonostante i risultati positivi sul fronte degli utili. La presenza crescente di Unicredit si intreccia quindi con un processo interno di trasformazione che rimane centrale per il futuro della banca tedesca.

Le reazioni in Europa

La vicenda ha attirato l’attenzione anche a livello comunitario. José Manuel Campa, presidente dell’Autorità bancaria europea, ha espresso disappunto per la prevalenza di operazioni guidate da logiche nazionali piuttosto che da una visione di mercato unico. L’atteggiamento del governo tedesco, volto a bloccare l’avanzata di Unicredit, viene visto come un ostacolo alla creazione di un settore bancario europeo più integrato. L’episodio mette in evidenza le tensioni tra la necessità di proteggere istituti strategici a livello nazionale e l’obiettivo, più ampio, di favorire fusioni transfrontaliere all’interno dell’Unione Europea.