Uscita a 64 anni, il Tfr come strumento pensionistico

Matteo Romano

Nuove ipotesi nel dibattito previdenziale

Il governo ha avviato il lavoro sulla prossima manovra di bilancio e il capitolo pensioni è tra i temi più rilevanti. Una delle ipotesi in esame riguarda l’utilizzo del Trattamento di fine rapporto (Tfr) come rendita integrativa per rafforzare gli assegni pensionistici. L’idea nasce dalla possibilità di valorizzare i fondi già depositati presso l’Inps dalle imprese con oltre 50 dipendenti, trasformandoli in una risorsa aggiuntiva per chi sceglie il pensionamento anticipato.

Il limite temporale di Quota 103

La misura di Quota 103, che consente l’uscita dal lavoro con 41 anni di contributi e 62 anni di età, è destinata a esaurirsi entro la fine del 2025. La norma, agganciata al calcolo contributivo, verrà progressivamente sostituita da altre forme di flessibilità, dato che lo stesso governo ha riconosciuto la scarsa efficacia di questo strumento. In parallelo, anche altre modalità di anticipo, come Opzione donna e l’Ape sociale, sono previste in riduzione o revisione.

L’ipotesi del pensionamento a 64 anni

L’attenzione si concentra quindi sul cosiddetto secondo pilastro della previdenza. L’uscita dal lavoro a 64 anni con almeno 25 anni di contributi potrebbe diventare più accessibile, a condizione che l’assegno maturato sia pari ad almeno tre volte il trattamento minimo. L’uso del Tfr come rendita rappresenterebbe un sostegno importante, estendibile sia a chi ha trasferito i propri fondi nei sistemi pensionistici complementari, sia a chi li ha lasciati in azienda. In questo modo si garantirebbe maggiore stabilità economica ai futuri pensionati senza pesare in modo significativo sui conti pubblici.

Adeguamento dell’età pensionabile

Un altro punto in discussione riguarda la cosiddetta sterilizzazione dell’età pensionabile. Senza interventi legislativi, dal 2027 scatterebbe un aumento automatico di tre mesi. L’intenzione è di bloccare questo meccanismo nell’ambito della legge di bilancio, in modo da garantire certezze a chi si avvicina al traguardo della pensione. Tale scelta viene vista come un passo importante per preservare la stabilità del sistema senza gravare ulteriormente sui lavoratori.

Il nodo della sostenibilità e della partecipazione al lavoro

Secondo il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, il sistema previdenziale non presenta oggi rischi immediati di sostenibilità. Tuttavia, per mantenerlo solido nel lungo periodo, sarà essenziale aumentare la partecipazione al mercato del lavoro. Ciò significa incentivare l’ingresso dei giovani, rafforzare l’occupazione femminile e favorire la permanenza attiva degli over 60 in buona salute. I dati Eurostat mostrano che nei Paesi dove gli anziani restano più a lungo in attività cresce anche l’occupazione giovanile, smentendo l’idea di un conflitto generazionale tra età diverse sul mercato del lavoro.