Il peso dei crediti non riscossi
Il problema delle tasse non riscosse continua a gravare sui conti pubblici italiani. Secondo la relazione presentata dalla Commissione tecnica sulla riscossione, guidata da Roberto Benedetti, l’ammontare complessivo delle somme rimaste in sospeso ha raggiunto 408,47 miliardi di euro, mentre dal 2000 al 2024 sono andati persi oltre 1.272 miliardi tra entrate fiscali, previdenziali e tributi locali. Per affrontare questa situazione, i tecnici hanno avanzato una proposta che potrebbe cambiare radicalmente il sistema: prevedere lo stralcio automatico delle cartelle esattoriali dopo cinque anni, eliminando di fatto quelle posizioni prive di qualsiasi possibilità di recupero.
Il piano di cancellazione dei debiti
Il progetto prevede un maxi-stralcio di 407 miliardi di euro, pari a circa un terzo dell’intero magazzino dei crediti pendenti. Gran parte di queste cartelle riguarda contribuenti deceduti, società cancellate senza coobbligati, debiti legati a procedure fallimentari concluse o crediti già prescritti. A questi importi si aggiungerebbero somme formalmente ancora valide ma di fatto irrecuperabili. La misura permetterebbe di “ripulire” i bilanci pubblici, azzerando posizioni che oggi appesantiscono la gestione delle entrate senza prospettive di ritorno economico.
L’impatto sui contribuenti e sugli enti
Secondo le stime, l’operazione interesserebbe oltre nove milioni di contribuenti, per un totale di circa ventotto milioni di cartelle e più di quarantadue milioni di crediti. Il beneficio medio per posizione si attesterebbe intorno ai 44.000 euro. Per lo Stato centrale la rinuncia ammonterebbe a centinaia di miliardi, mentre l’Inps vedrebbe sfumare decine di miliardi di crediti. Le perdite per Comuni ed enti locali sarebbero più contenute, ma comunque significative.
Pulizia contabile e riforma della riscossione
I promotori sottolineano che non si tratterebbe di un condono, bensì di un’operazione di pulizia contabile per ridare credibilità al sistema della riscossione. Il piano mira a riformare la governance introducendo maggiore tempestività nell’avvio delle procedure, criteri più selettivi nella gestione delle priorità e una coerenza operativa più solida. In quest’ottica, l’Agenzia delle Entrate dovrebbe ottenere strumenti aggiuntivi, tra cui l’accesso non solo all’esistenza dei conti correnti, ma anche alla loro consistenza reale, con adeguate garanzie sulla privacy. Allo stesso modo, l’uso dei dati provenienti dalla fatturazione elettronica permetterebbe di indirizzare meglio i controlli e colpire i rapporti commerciali dei debitori.
Le prossime decisioni politiche
La proposta dovrà ora passare al vaglio delle istituzioni. La Conferenza Unificata delle Regioni sarà chiamata a esprimersi nei prossimi giorni, aprendo la strada a un eventuale via libera. Resta però il rischio che l’iniziativa venga percepita dall’opinione pubblica come un condono mascherato, con possibili ripercussioni sulla fiducia dei cittadini nei confronti del sistema fiscale. La sfida sarà trovare un equilibrio tra la necessità di alleggerire i bilanci e quella di mantenere alta la disciplina tributaria.