Via libera del governo al nuovo piano triennale
Il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo decreto flussi, che prevede l’ingresso regolare in Italia di 497.550 lavoratori stranieri tra il 2024 e il 2026. La misura, che regola ogni anno l’arrivo di cittadini non comunitari per motivi di lavoro, assegna 164.850 ingressi per il 2026, destinati a occupazioni stagionali e non stagionali, colf e badanti. I numeri sono in linea con il piano triennale precedente, che aveva fissato circa 450mila ingressi.
Un sistema ancora inefficiente e fragile
Nonostante il decreto venga presentato come un modello di programmazione efficace, i dati e le criticità accumulate nel tempo ne mettono in dubbio l’efficienza. In molti casi, infatti, i lavoratori regolarizzati sono già presenti sul territorio e inseriti in circuiti lavorativi irregolari. Le truffe legate a contratti fittizi sono ancora diffuse, con aziende fantasma utilizzate per ottenere permessi poi usati per scopi illeciti.
Anche quando le domande vengono accolte, il percorso verso il permesso di soggiorno resta incerto: solo il 16% delle richieste approvate tra 2022 e 2023 si è concluso con l’effettivo rilascio del titolo. I principali ostacoli sono burocrazia lenta, rinunce da parte delle aziende e frodi ai danni degli stessi lavoratori.
Click day e accesso irregolare: il nodo non sciolto
Il decreto promette un «ridimensionamento» dei cosiddetti click day, il contestato meccanismo a sportello dove l’ordine cronologico di invio delle domande decide chi ottiene il nullaosta. Il sistema è criticato dalle imprese per la sua rigidità e per il sovraccarico informatico che si crea ogni anno. Tuttavia, non verrà abolito, ma solo rivisto con l’obiettivo di privilegiare i profili professionali più richiesti.
Nonostante le promesse di maggiore flessibilità, il nuovo impianto non supera le distorsioni storiche: le domande continueranno a essere superiori ai posti disponibili, mantenendo la logica dell’imbuto e la competizione al millisecondo.
Iter ancora lungo prima dell’entrata in vigore
Il testo del decreto, tecnicamente un DPCM, dovrà passare ora al vaglio delle commissioni parlamentari competenti, ottenere il via libera dalla Conferenza Stato-Regioni e tornare infine in Consiglio dei ministri per l’approvazione definitiva. Solo allora il decreto sarà operativo.
Intanto le criticità strutturali del sistema restano irrisolte: truffe, inefficienze, tempi incerti e meccanismi di selezione discutibili. Il decreto flussi si conferma così uno strumento indispensabile ma ancora lontano dall’obiettivo di una gestione trasparente ed efficace dell’immigrazione lavorativa.