Economia umbra, crescita debole e sfide strutturali

Produttività e valore aggiunto in calo dal 2008

Il Rapporto 2025 di Banca d’Italia sull’economia dell’Umbria evidenzia le difficoltà strutturali del sistema produttivo regionale. Tra il 2008 e il 2023, il valore aggiunto regionale è diminuito del 10% rispetto ai livelli pre-crisi, mentre il dato nazionale ha registrato un recupero. La flessione è dovuta soprattutto al crollo dell’industria (-33%) e alla debole produttività del lavoro, che ha registrato il peggior dato tra le regioni italiane (-6,7%).

Nonostante investimenti in capitale fisico, la Produttività Totale dei Fattori (PTF) resta in forte ritardo. Le cause principali sono l’inefficienza nell’uso delle risorse produttive e una limitata capacità di innovazione del tessuto imprenditoriale umbro.

Dati recenti: PIL stabile, export e occupazione in crescita

Nel 2024, il PIL umbro è stimato in aumento dello 0,7%, in linea con la media nazionale. A trainare l’attività sono soprattutto gli investimenti pubblici finanziati dal PNRR, pari a 2,1 miliardi di euro. I consumi privati e gli investimenti aziendali restano invece deboli.

L’export regionale cresce del 5,3%, con buoni risultati per agroalimentare e abbigliamento, mentre rallenta la meccanica. Aumenta l’esposizione verso i mercati extra UE, in particolare gli USA, con possibili rischi legati alle politiche protezionistiche.

Focus: lavoro, digitalizzazione e qualità delle istituzioni

La trasformazione digitale resta una sfida aperta: l’Umbria è in ritardo, in particolare nell’integrazione tecnologica delle imprese. Migliorano invece i servizi pubblici digitali e la dotazione infrastrutturale. Solo le competenze digitali della popolazione si avvicinano alla media nazionale.

Il 51,3% dell’occupazione regionale è potenzialmente esposta agli effetti dell’Intelligenza Artificiale, evidenziando l’urgenza di politiche attive del lavoro più mirate. La Qualità dell’Azione Pubblica umbra è leggermente superiore alla media italiana, ma con criticità nella giustizia civile e punti di forza nell’efficienza amministrativa.

Economia sociale e innovazione ancora sottoutilizzate

L’Umbria vanta una solida base di economia sociale: 7.500 organizzazioni, oltre 12.000 addetti e 89.000 volontari. Tuttavia, la spesa in Ricerca e Sviluppo delle imprese è la metà della media nazionale e un terzo di quella di regioni europee simili.

Questa debolezza chiama in causa la qualità delle politiche regionali di sviluppo. Finché innovazione e ricerca resteranno solo obiettivi dichiarati senza strumenti efficaci, sarà difficile rilanciare la produttività e la competitività regionale.