Pochi immigrati qualificati, tanti giovani umbri in fuga
L’Italia resta tra i Paesi europei meno attrattivi per immigrati con alta scolarizzazione. Secondo l’ultimo rapporto della Fondazione Leone Moressa, solo l’11,7% degli stranieri tra i 15 e i 64 anni residenti in Italia possiede una laurea, contro una media UE del 28%. Peggio solo la Grecia. In questo scenario, l’Umbria mostra un doppio paradosso: pur vantando una buona scolarizzazione tra i nativi, non riesce a trattenere i propri laureati né ad attrarre stranieri qualificati.
Alta formazione tra gli umbri, ma emigrazione crescente
Nel 2023, il 34,4% dei giovani umbri tra i 30 e i 34 anni risultava laureato, dato superiore alla media nazionale (30,6%) e tra i più alti in Italia. Tuttavia, oltre 4.000 laureati umbri sono emigrati tra il 2013 e il 2023, con un saldo negativo di circa 2.500 unità. Il territorio, quindi, forma competenze che non riesce a trattenere, segno di un disallineamento tra formazione e mercato del lavoro.
Immigrati poco valorizzati, titoli esteri ignorati
La componente straniera rispecchia le difficoltà nazionali: pochi immigrati hanno un titolo universitario, e tra questi è rarissimo che trovino un impiego coerente con le proprie competenze. L’Umbria, pur offrendo condizioni culturali e ambientali favorevoli, non valorizza le competenze dei migranti, ostacolata da burocrazia, lentezze nel riconoscimento dei titoli esteri e da un tessuto produttivo dominato da occupazioni a bassa qualifica.
Verso un mercato duale e squilibrato
Secondo la Fondazione Moressa, l’Umbria rischia di consolidare un mercato duale: i nativi nei ruoli qualificati, gli stranieri relegati a mansioni operative, indipendentemente dal titolo di studio. È una dinamica che indebolisce l’economia regionale e riduce la mobilità sociale.
Per cambiare rotta servono politiche integrate: semplificare le procedure per il riconoscimento dei titoli accademici esteri, potenziare il raccordo tra università e imprese, e sviluppare un sistema migratorio che premi le competenze. Solo così l’Umbria potrà evitare di perdere risorse umane qualificate, autoctone e straniere.