Wall Street apre settembre con forti ribassi
Il mese di settembre, storicamente sfavorevole per i mercati azionari, si è aperto con un avvio difficile per Wall Street. Al ritorno dalla chiusura per il Labor Day, gli indici hanno registrato forti ribassi: il Dow Jones è sceso dello 0,99%, lo S&P 500 dell’1,3% e il Nasdaq Composite dell’1,6%.Tra i titoli più penalizzati figurano Nvidia con un calo del 3%, Amazon con un –2,5% e AMD con un –1,5%. Il clima di tensione tra gli investitori è stato accentuato dalle incertezze legate ai dazi commerciali USA, giudicati in gran parte non validi da una corte federale, e dall’attesa per i prossimi dati sull’occupazione, attesi venerdì, che potrebbero influenzare le decisioni della Federal Reserve.
Rendimento dei Treasury verso la soglia del 5%
La tensione non ha risparmiato il mercato obbligazionario americano. I Treasury trentennali hanno visto i rendimenti salire fino al 4,96%, a un passo dalla soglia del 5%, mentre quelli a 10 anni si sono attestati intorno al 4,3%. L’aumento dei rendimenti riflette le crescenti aspettative di un contesto di politica monetaria restrittiva, in un momento in cui gli operatori temono che eventuali decisioni della Fed possano tardare a raffreddare l’inflazione. La corsa dei bond americani ha dunque aggiunto ulteriore instabilità a un quadro già fragile.
Crisi di fiducia in Francia e caduta dei bond
Anche l’Europa ha vissuto una giornata turbolenta, con particolare attenzione alla situazione francese. Il rendimento dei titoli di Stato trentennali ha toccato il 4,5%, livello che non si vedeva dal 2011, mentre cresce l’attesa per il voto di fiducia previsto l’8 settembre sul governo. Il rischio politico, unito alle pressioni economiche, ha pesato sulle piazze finanziarie: Parigi ha chiuso in calo dello 0,7%, Francoforte ha perso il 2,18% e Milano l’1,61%, con le banche tra i titoli più penalizzati.
Gilt britannici ai massimi dal 1998
Il quadro più critico si è registrato in Gran Bretagna, dove i gilt a 30 anni hanno toccato un rendimento del 5,7%, massimo dal 1998. Le preoccupazioni per i conti pubblici del Regno Unito, già aggravati da un forte deficit corrente, sono state accentuate dal recente rimpasto politico deciso dal premier Keir Starmer. Il contesto incerto ha pesato anche sulla sterlina, che ha perso oltre l’1% rispetto al dollaro. La combinazione di difficoltà fiscali e tensioni commerciali ha reso Londra uno degli epicentri dell’instabilità finanziaria globale.
Pressioni globali tra politica e mercati
La fase di turbolenza coinvolge simultaneamente mercati azionari e obbligazionari, riflettendo l’intersezione tra rischi politici e fragilità macroeconomiche. Gli investitori appaiono cauti di fronte a scenari incerti: negli Stati Uniti, le attese per i dati sul lavoro e le decisioni della Federal Reserve restano determinanti, mentre in Europa pesano il rischio politico francese e la solidità fiscale britannica. Con rendimenti obbligazionari in crescita e valute sotto pressione, il panorama finanziario internazionale si conferma complesso e instabile.