Nuovo credito d’imposta sui pagamenti digitali dal 2026

Matteo Romano

Incentivi fiscali per l’uso del POS

Dal 1° gennaio 2026, entrerà in vigore una nuova misura che mira a favorire l’uso dei pagamenti elettronici e a ridurre il ricorso al contante. Il credito d’imposta POS consentirà agli esercenti di recuperare una parte delle commissioni bancarie legate alle transazioni digitali, fino a un massimo del 30% dei costi sostenuti. L’obiettivo è duplice: promuovere la tracciabilità delle operazioni finanziarie e contribuire alla lotta contro l’evasione fiscale, fenomeno che in Italia genera ancora oltre 170 miliardi di euro di economia sommersa, secondo le stime dell’Istat.

Un passo verso la piena tracciabilità dei pagamenti

Il Governo ha tracciato una linea chiara: spingere sempre di più verso la moneta elettronica. A partire dal 2026, i terminali POS dovranno essere collegati in modo diretto ai registratori di cassa, rendendo immediata la comunicazione dei dati fiscali all’Agenzia delle Entrate. Questa innovazione, se da un lato rappresenta un vantaggio per il controllo fiscale, dall’altro impone ai piccoli operatori commerciali un ulteriore adeguamento tecnologico. Le commissioni bancarie, infatti, resteranno a carico dei titolari delle attività, incidendo in particolare sui bilanci dei bar, tabaccai e negozi di prossimità, dove il numero di transazioni quotidiane è elevato ma i margini di profitto sono ridotti.

Beneficiari e limiti del Bonus POS

Il Bonus POS, introdotto con il Decreto-Legge n. 124 del 2019, è stato pensato per sostenere piccole imprese e professionisti con ricavi annui non superiori a 400.000 euro. La misura, resa operativa dal 1° luglio 2020, riconosce un credito d’imposta pari al 30% delle commissioni sulle transazioni effettuate tramite carte di credito, debito o app di pagamento.
Durante l’emergenza sanitaria, la copertura era più ampia e arrivava al 100%, ma oggi la percentuale è stata uniformata per garantire sostenibilità di bilancio. I soggetti con fatturati più elevati, invece, non possono beneficiare del credito e devono assorbire integralmente i costi delle commissioni.

Procedura di utilizzo e dichiarazione del credito

L’agevolazione fiscale è automatica, ma richiede precisione negli adempimenti contabili. Gli esercenti possono utilizzare il credito maturato in compensazione già dal mese successivo alla spesa, tramite il modello F24 con il codice tributo 6916.
Nel modello Redditi, il credito va indicato nel quadro RU con il codice “H3” e nei righi RU5, RU6 e RU12, rispettivamente per gli importi maturati, utilizzati e residui. Inoltre, nel rigo RS401, va riportato il codice aiuto “58”, utile per il monitoraggio delle agevolazioni fiscali.

Regole europee e comunicazioni obbligatorie

Il Bonus POS rientra tra gli aiuti di Stato “de minimis” previsti dall’Unione Europea, cioè quegli incentivi che possono essere concessi senza previa autorizzazione comunitaria. Dal 1° gennaio 2024, il tetto massimo cumulabile per ciascuna impresa è fissato a 300.000 euro in tre anni, contro i 200.000 previsti in passato.
Le società che gestiscono i terminali POS hanno inoltre l’obbligo di comunicare all’Agenzia delle Entrate, entro il 20 di ogni mese, i dati relativi alle operazioni: codice fiscale dell’esercente, numero delle transazioni, ammontare delle commissioni e mese di riferimento. Queste informazioni vengono poi trasmesse anche agli esercenti, che possono così verificare con esattezza l’importo del credito spettante.