Pensioni, i rischi di un’uscita anticipata a 64 anni

Lorenzo Bianchi

Impatto finanziario della riduzione dell’età pensionabile

Abbassare a 64 anni l’età di accesso alla pensione per tutti i lavoratori comporterebbe un incremento rilevante della spesa pubblica italiana. Secondo le stime del Centro studi di Unimpresa, la misura determinerebbe un aumento della spesa previdenziale di circa 40 miliardi di euro nel quinquennio 2025-2029, con un incremento annuo del numero di pensionati compreso tra 120.000 e 160.000 unità.

Effetti sul Pil e andamento della spesa nel lungo periodo

Già nel 2025, il peso delle pensioni sul PIL salirebbe dal 15,3% previsto al 15,6%, con un aumento di 0,3 punti percentuali. Il trend continuerebbe nei successivi cinque anni, raggiungendo il 16,2% nel 2030 contro il 15,7% stimato nello scenario senza riforma. Nel lungo periodo, la spesa arriverebbe al 17,7% nel 2040, ben al di sopra del 17,1% ipotizzato con le regole attuali. Complessivamente, l’aggravio per le casse pubbliche tra il 2025 e il 2045 sarebbe compreso tra 160 e 180 miliardi di euro al netto dell’inflazione, mettendo sotto pressione gli obiettivi di riduzione del deficit.

Conseguenze sul saldo previdenziale e sulla base contributiva

L’uscita anticipata non solo incrementerebbe i beneficiari, ma ridurrebbe anche il numero di contribuenti attivi. Una minore permanenza nel mercato del lavoro significa meno contributi versati, mentre la maggiore longevità amplificherebbe il costo complessivo delle pensioni. Anche se gli assegni medi sarebbero più bassi per via di carriere contributive più brevi, l’effetto combinato di più pensionati e vita media più lunga comporterebbe una spesa complessiva in aumento.

Squilibrio tra generazioni e tasso di attività

Il calo della popolazione attiva e l’aumento dei pensionati peggiorerebbero il rapporto occupati/pensionati. Ciò potrebbe ridurre il tasso di attività e rallentare la crescita economica potenziale, accentuando il divario tra generazioni. In questo scenario, le generazioni più giovani rischierebbero di sostenere un peso maggiore per garantire la copertura del sistema, a beneficio delle generazioni già vicine alla pensione.

Sostenibilità del sistema e possibili contromisure

Il sistema previdenziale italiano si basa su un equilibrio tra età di pensionamento, contributi versati e calcoli attuariali. Ridurre l’età a 64 anni senza misure compensative potrebbe compromettere la sostenibilità a lungo termine. Secondo Unimpresa, sarebbe necessario accompagnare qualsiasi riforma con interventi strutturali, come incentivi alla permanenza nel lavoro o misure per ampliare la base occupazionale, al fine di evitare un aggravio permanente sui conti pubblici.