Trump attacca Powell e i mercati temono un cambio alla guida
Il dollaro statunitense ha toccato il livello più basso degli ultimi tre anni, in calo del 10% da inizio anno, mentre crescono le preoccupazioni sull’indipendenza della Federal Reserve. Le dichiarazioni del presidente Donald Trump contro il governatore Jerome Powell — definito “terribile” — hanno alimentato l’incertezza, insieme a voci insistenti su una possibile sostituzione con una figura più allineata alla Casa Bianca.
Il biglietto verde è in forte ritirata rispetto a un paniere di valute principali, con l’euro in risalita verso 1,20 dollari. Questo calo si verifica nonostante un temporaneo rafforzamento legato ai flussi rifugio durante le recenti tensioni in Medio Oriente.
I mercati temono tagli guidati dalla politica
Le aspettative di un taglio dei tassi da parte della Fed a luglio sono salite al 25%, rispetto al 12,5% di una settimana fa. Il cambiamento è stato alimentato dai commenti accomodanti di Michelle Bowman, governatrice nominata da Trump e ora responsabile della vigilanza bancaria, che ha indicato un possibile avvicinarsi dell’allentamento monetario.
Secondo Kaspar Hense di RBC BlueBay Asset Management, “stiamo scommettendo contro il dollaro in questo contesto. L’erosione istituzionale non è ancora del tutto prezzata.” Hense avverte che una possibile nomina di Kevin Hassett o del Segretario al Tesoro Scott Bessent alla guida della Fed potrebbe generare ulteriore volatilità.
La fiducia internazionale vacilla
Secondo fonti di mercato, la Banca Centrale Europea starebbe già testando scenari di esposizione al dollaro, temendo un accesso limitato alla liquidità della Fed sotto un’amministrazione meno prevedibile. In Germania, intanto, si riaccende il dibattito sulla necessità di rimpatriare parte delle riserve auree della Bundesbank attualmente custodite negli Stati Uniti.
Un sondaggio recente di OMFIF rivela che il 70% dei gestori di riserve valutarie delle banche centrali considera oggi il contesto politico americano un deterrente per detenere asset in dollari, più del doppio rispetto all’anno precedente.
Status di bene rifugio in discussione
Nonostante i conflitti in Medio Oriente e le oscillazioni del petrolio, il dollaro non è riuscito a recuperare il suo storico ruolo di bene rifugio. “La reazione contenuta alla volatilità del petrolio è un ulteriore segnale che la reputazione del dollaro come asset sicuro sta cedendo,” ha osservato Seema Shah di Principal Asset Management.
In questo contesto, gli analisti stanno rivedendo le previsioni sui cambi. ING considera ormai realistico un euro a 1,20, a condizione che il sentiment negativo verso il dollaro continui a peggiorare.