Investimenti in calo, l’Ocse avverte sui rischi globali

Sofia Esposito

Spesa per investimenti in netto rallentamento

Secondo l’Ocse, la contrazione degli investimenti aziendali nelle principali economie avanzate rappresenta una minaccia per la crescita globale. Gli investimenti netti, che prima della crisi del 2008 ammontavano al 2,5% del Pil, sono scesi all’1,6%, con la pandemia che ha ulteriormente accentuato questa tendenza negativa.

Il rallentamento, legato a un clima di incertezza economica e politica, si riflette sulle decisioni di lungo termine delle imprese, frenando progetti infrastrutturali e produttivi.

L’Italia tra le economie virtuose

In questo quadro preoccupante, l’Italia si distingue come uno dei pochi Paesi Ocse a mostrare performance positive. Insieme a Canada e Australia, il nostro Paese è riuscito a superare i livelli di investimento precedenti alla pandemia. Guardando ancora più indietro, solo Israele e Portogallo hanno fatto meglio rispetto ai trend precedenti alla crisi del 2008.

L’Italia ha mantenuto un ritmo di spesa in conto capitale superiore alla media, in un contesto in cui gli investimenti netti dell’area Ocse risultano oggi inferiori del 20% rispetto ai livelli che si sarebbero registrati se le tendenze pre-crisi fossero proseguite.

Le cause del rallentamento globale

Tra i principali fattori che frenano gli investimenti vi è una diffusa incertezza internazionale, che coinvolge regolamentazione, commercio e prospettive di domanda globale. Le politiche commerciali statunitensi, in particolare l’introduzione dei dazi durante l’amministrazione Trump, hanno generato ulteriore instabilità, spingendo molte aziende a congelare iniziative strategiche.

L’Ocse evidenzia come anche una sola variazione significativa nella percezione di instabilità politica possa ridurre gli investimenti aziendali dell’1% in un anno, con il rischio di un ulteriore calo dell’1,4% entro la fine del prossimo anno se l’attuale clima dovesse persistere.

Crescita globale sotto pressione

Nonostante il Fondo Monetario Internazionale abbia migliorato le sue previsioni, stimando un impatto minore della guerra commerciale americana, la crescita globale attesa per il 2025 è solo del 3%, in calo rispetto al 3,3% del 2024 e ben lontana dal 3,7% medio registrato prima della pandemia.

Questa decelerazione riflette non solo la prudenza delle imprese, ma anche la mancata traduzione dei bassi costi del capitale in maggiore spesa produttiva, poiché molte aziende hanno preferito destinare risorse all’aumento dei dividendi.

Settori in espansione e limiti strutturali

L’Ocse sottolinea che, sebbene vi sia una forte crescita degli investimenti in tecnologie digitali e conoscenza, questi non sono stati sufficienti a bilanciare il calo delle spese in beni materiali e l’accelerato deprezzamento delle strutture esistenti.

Senza un recupero deciso degli investimenti produttivi, il rischio è quello di una crescita economica globale fragile, incapace di sostenere nel tempo competitività e occupazione.