Oro oltre 4.500 dollari: i fattori del rally 2025

Matteo Romano

Nuovi massimi per il metallo giallo

La corsa dell’oro ha raggiunto a fine 2025 livelli mai visti prima. Il prezzo spot dell’oncia si è avvicinato a 4.484 dollari, mentre i contratti futures con consegna a febbraio hanno superato la soglia psicologica dei 4.500 dollari. Su base annua, il metallo prezioso registra un progresso superiore al 70%, collocandosi tra gli asset con la migliore performance globale. Un andamento che riporta alla memoria le grandi fasi rialziste di fine anni Settanta.

Argento in scia, record condivisi

Non solo oro. Anche l’argento ha aggiornato i massimi, superando quota 70 dollari l’oncia e più che raddoppiando il proprio valore dall’inizio dell’anno. Entrambi i metalli sono avviati verso il miglior risultato annuale dal 1979, segnale di una fase di forte rivalutazione dei beni rifugio in un contesto di incertezza macroeconomica e politica.

Tensioni internazionali e domanda di sicurezza

Uno dei principali motori del rialzo è il deterioramento del quadro geopolitico. Le crescenti frizioni tra Stati Uniti e Venezuela, con episodi di pressione sulle rotte energetiche e timori di escalation navale, hanno rafforzato la ricerca di strumenti difensivi. In questo scenario, l’oro torna a svolgere la sua funzione storica di protezione del capitale nelle fasi di instabilità globale.

Banche centrali protagoniste degli acquisti

Un ruolo determinante è stato giocato dalla domanda istituzionale. Nel corso del 2025, le banche centrali hanno incrementato in modo significativo le riserve auree, consolidando una tendenza già emersa negli anni precedenti. L’obiettivo è duplice: diversificare rispetto alle valute tradizionali e ridurre l’esposizione a rischi finanziari e geopolitici. Questo flusso costante di acquisti ha fornito una base solida al rialzo delle quotazioni.

ETF e investitori retail tornano sull’oro

Accanto agli istituti monetari, si è rafforzata anche la partecipazione degli investitori privati. Gli ETF legati all’oro hanno registrato afflussi rilevanti, segno di un rinnovato interesse del pubblico retail. In un contesto di mercati azionari volatili, il metallo giallo è stato percepito come uno strumento di stabilizzazione del portafoglio.

Dollaro debole e tassi in discesa

A sostenere ulteriormente il rally contribuiscono fattori monetari. Il deprezzamento del dollaro ha reso l’oro più accessibile agli investitori non statunitensi, aumentando la domanda globale. Parallelamente, il calo dei tassi di interesse reali ha ridotto il costo opportunità di detenere un asset privo di cedola come l’oro, rafforzandone l’attrattiva rispetto ad altre classi di investimento.

Le attese sulla politica monetaria USA

Lo sguardo degli operatori è già rivolto al 2026, in particolare alla successione alla guida della Federal Reserve, con la fine del mandato di Jerome Powell prevista per maggio. Le aspettative di una politica monetaria più accomodante, orientata a sostenere crescita e liquidità, alimentano le scommesse su un ulteriore rafforzamento del metallo prezioso nel medio termine.

Previsioni e possibili scenari futuri

Le stime degli analisti restano complessivamente costruttive. Il World Gold Council indica che una combinazione di maggiore spesa fiscale, tassi più bassi e continui acquisti delle banche centrali potrebbe spingere i prezzi ancora tra il 5% e il 15% nel corso del prossimo anno. Alcune grandi banche d’affari parlano di un trend strutturalmente rialzista, con possibili estensioni verso area 4.900 dollari l’oncia entro fine 2026, soprattutto se gli investitori privati aumenteranno l’esposizione nei portafogli.

I rischi dietro l’euforia

Nonostante il quadro favorevole, l’attuale fase di forte entusiasmo non è priva di incognite. Movimenti così rapidi e intensi espongono il mercato al rischio di correzioni improvvise, soprattutto in caso di allentamento delle tensioni geopolitiche o di un cambio inatteso nella direzione della politica monetaria. La volatilità resta quindi un elemento da considerare attentamente.